Una testimonianza gustosa di vita parlamentare da parte del già ministro e deputato di lungo corso Cirino Pomicino. Di ciò che avviene nelle commissioni del Parlamento in genere l’opinione pubblica è ignara e i media se ne disinteressano. Peccato, perché è proprio in quelle sedi separate (riassunte in verbali sommari, riprese in video solo su apposita richiesta) che “si cucina”, bene o male che sia, la pietanza che poi l’aula, spesso un po’ distrattamente, divora”. Qui si tratta di un’interrogazione. Come è prassi il governo si basa su una traccia redatta dagli uffici del gabinetto. L’esito, esilarante, testimonia di una sciattezza che (forse ha ragione Pomicino) un tempo non si sarebbe verificata.
Un piccolo episodio accaduto in commissione Bilancio forse meglio di ogni altro discorso testimonia questa irreversibile decadenza. Alla fine di settembre del 2007 ero rientrato a Montecitorio dopo oltre un anno di assenza per il trapianto cardiaco subito a Pavia per mano del professore Mario Viganò e della sua équipe. All’epoca ero capogruppo di una pattuglia di sei deputati (tanti quanti ne aveva il vecchio partito liberale) e feci una interrogazione con risposta in commissione Bilancio. L’argomento non lo ricordo. Il presidente della commissione Lino Duilio sollecitò il governo perché rispondesse il più rapidamente possibile. Venne in commissione il viceministro al Tesoro che lesse un lungo appunto in risposta alla mia interrogazione. Il presidente Duilio mi chiese con affabile cortesia se fossi soddisfatto. Con un po’ di pudore, risposi che in realtà non avevo capito nulla della risposta letta dal viceministro. Il presidente chiese allora al rappresentante del governo se poteva spiegare meglio con sue parole l’appunto che aveva letto qualche minuto prima. Grande fu la sorpresa di tutta la commissione quando, alla richiesta del presidente Duilio, il viceministro rispose con disarmante semplicità «veramente anche io non ho capito».
Duilio chiuse subito la riunione e io andai dal viceministro per stringergli la mano perché aveva dato almeno un esempio di grande onestà intellettuale. Va da sé che l’onestà intellettuale non è sufficiente a conferire al Parlamento della Repubblica quel ruolo di guida che gli compete nella vita di un paese.
Cirino Pomicino, La Repubblica delle Giovani Marmotte: L’Italia e il mondo visti da un democristiano di lungo corso, prefazione di Giuliano Ferrara, Torino, Utet, 2015.
Devo all’amico Lino Duilio (e gliene sono grato) la segnalazione di questo brano.