Il New York times ha pubblicato di recente un’articolo dal titolo «How Twitter changed the world, in 25 Tweets». Il giornale, tuttavia, non sembra aver colto l’effettiva portata dei cambiamenti prodotti dal social network sull’assetto geopolitico mondiale e sembra non aver notato il cambiamento al vertice della società.
Molto è cambiato dalla fine di ottobre 2022, quando Elon Musk ha acquisito Twitter. La società ha imposto ai suoi utenti di pagare per Twitter Blue al fine di continuare a utilizzare le feature di sicurezza, precedentemente gratuite. Allo stesso tempo, Twitter ha interrotto le sue politiche di contrasto alla disinformazione sul Covid-19. Peraltro, il Twitter Moderation Research Consortium è stato sostanzialmente messo in stallo, generando effetti negativi sulla capacità della piattaforma di combattere la disinformazione prodotta dagli Stati. Tutti questi sviluppi hanno posto molta perplessità sul ruolo che il social ricoprirà nel futuro.
Il New York Times di recente ha provato a descrivere gli effetti di Twitter sul «come protestiamo, leggiamo le notizie, scherziamo e discutiamo». Dopo un’analisi condotta su numerosissimi tweets, gli autori ne hanno selezionati 25, ritenuti in grado di descrivere «How Twitter changed the world». Questi includono le elezioni presidenziali USA del 2016, il movimento Black Lives Matter, il movimento #MeToo e altri avvenimenti di rilievo.
L’esperimento del New York Times è interessante, ma di scarso respiro. La lista proposta dal giornale, infatti, si dimostra concentrata quasi unicamente su fenomeni di politica interna statunitense. Restano del tutto escluse altre questioni di estremo rilievo internazionale, come l’invasione dell’Ucraina, il golpe in Myanmar o la rivoluzione iraniana.
Di certo è molto difficile compiere un’analisi complessiva di quanto Twitter abbia cambiato il mondo, soprattutto se si sceglie come campione un numero così ristretto di tweet. Probabilmente sarebbe stato più interessante ed efficace partire dalla domanda opposta, ossia comprendere quanto sia cambiato Twitter per via degli avvenimenti internazionali e locali, concentrando magari l’analisi su determinate aree geografiche del Pianeta o su singole questioni, come gli effetti della guerra.
Allo stesso tempo, sarebbe interessante valutare quanto il nuovo proprietario del social network sia effettivamente in grado di utilizzare Twitter per incidere sul mondo.
Ad esempio, è ben noto che Twitter sta prestando particolare attenzione alla guerra in Ucraina, ma non è chiaro in quale direzione. Elon Musk, infatti, nonostante il supporto alla popolazione Ucraina, compiuto principalmente fornendo la connessione gratuita a Starlink, ha iniziato a rilasciare una serie di dichiarazioni tramite tweet sui potenziali rischi di degenerazione in una terza guerra mondiale. Risulta curioso, in questo senso, che il New York times abbia completamente omesso di analizzare i tweet con cui Musk ha proposto una sorta di piano di pace. Tale piano consisteva in una riedizione dei referendum presso le regioni annesse con eventuale annessione definitiva, nella formalizzazione dell’annessione della Crimea e nella neutralità dell’Ucraina. Il piano non è stato certamente attuato e, in un certo qual modo, coincideva con alcune delle posizioni ufficiali russe, ma non è stata compiuta un’analisi di quanto esso abbia influito sul sentire comune.
D’altro canto, in seguito alla recente pubblicazione di parte del codice sorgente di Twitter, alcuni osservatori hanno rilevato come il social network stia sostanzialmente attuando una sorta di downranking di tutti i post relativi alla guerra in Ucraina. Se ne potrebbe dedurre, ad un primo sguardo, che Musk stia cercando di influenzare il conflitto riducendone la risonanza mediatica e, quindi, l’interesse delle popolazioni non coinvolte.
Se questo risulta l’approccio del social network ad uno degli avvenimenti più rilevanti per il confronto fra gli Stati nel mondo, probabilmente l’analisi compiuta dal New York Times è effettivamente troppo riduttiva. I 25 tweets selezionati, per quanto rilevanti sul piano della politica interna statunitense, non descrivono efficacemente i cambiamenti mondiali. Sarà compito di altri autori, in futuro, quello di svolgere un’analisi più efficace.
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