Il 15 ottobre 2020 si è svolta la video-Conferenza informale dei ministri dell’Unione europea responsabili per le Telecomunicazioni e il Digitale durante la quale è stata sottoscritta la dichiarazione congiunta sulla Federazione europea cloud. Un importante passo in avanti verso la creazione dell’atteso cloud europeo.
Merita attenzione la riunione dei ministri dell’Unione europea responsabili per le Telecomunicazioni e il Digitale tenutasi lo scorso 15 ottobre in video-Conferenza. Durante l’incontro informale è stata infatti sottoscritta una dichiarazione congiunta da parte di tutti e ventisette gli Stati membri. Il documento, accolto con entusiasmo nel suo intervento dalla nostra Ministra Pisano (su cui si veda più ampiamente V. Bontempi, L’organizzazione dell’amministrazione centrale in materia di innovazione tecnologica e digitalizzazione), è intitolato «Building the next generation cloud for businesses and the public sector in the EU».
La dichiarazione costituisce un traguardo senz’altro importante. Tutti i Paesi firmatari hanno deciso di collaborare congiuntamente per implementare le infrastrutture e i servizi cloud all’interno dell’Unione europea. Il cloud computing, da un lato, consentirà lo sviluppo di tecnologie emergenti, quali 5G e 6G (su cui si veda B. Barmann, La fornitura delle tecnologie 5G e la tutela della sicurezza nazionale: uno sguardo agli approcci adottati in diversi Paesi), Intelligenza Artificiale (su cui si vedano B. Barmann, Intelligenza artificiale e law enforcement; S. Del Gatto, Una regolazione europea dell’AI come veicolo di eccellenza e affidabilità. Gli obiettivi del Libro bianco della Commissione europea sull’intelligenza artificiale; M. Macchia, Proposte per una Strategia Italiana per l‘Intelligenza Artificiale, elaborate dal Gruppo di Esperti MISE sull’Intelligenza Artificiale; G. Sgueo, ‘A1: Shaping our integrated future’ – Una riflessione sul futuro dell’intelligenza artificiale) e Internet of Things; dall’altro, permetterà alle imprese europee e alle pubbliche amministrazioni nazionali di utilizzare applicativi in modo efficiente, gestire e archiviare i propri dati in modo sicuro, secondo norme e standard comuni a livello europeo.
Il next generation EU cloud rafforzerà quindi la sovranità digitale dell’Unione europea (su cui si veda S. Del Gatto, L’importanza di raggiungere una sovranità digitale europea. L’indagine del GEPD sull’accordo Microsoft-UE) e aumenterà la competitività delle sue imprese e della sua industria. Allo stesso tempo, il cloud europeo favorirà i processi di digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche rendendole più efficienti, migliorerà l’assistenza sanitaria e incentiverà la transizione verde.
A questo fine, tutti gli Stati membri hanno riconosciuto la necessità di investimenti aggiuntivi, di maggiori sinergie tra ordinamenti nazionali e di un coordinamento strategico da parte delle istituzioni europee per guidare l’adozione del cloud nei settori pubblico e privato di tutti i Paesi.
In particolare, nella dichiarazione gli Stati membri si impegnano a lavorare congiuntamente alla Commissione per:
- dare forma alla prossima generazione di infrastrutture e servizi cloud competitivi per imprese, settore pubblico o aree di pubblico interesse;
- definire un approccio comune alla federazione delle capacità cloud a livello europeo, in particolare creando sinergie e basandosi sulle iniziative nazionali esistenti;
- promuovere la diffusione di capacità di elaborazione dei dati che siano affidabili, sicure ed efficienti dal punto di vista energetico per piccole e medie imprese (PMI), start-up e pubblica amministrazione.
L’Unione europea ha quindi oggi l’opportunità unica di soddisfare efficacemente la necessità di una maggiore condivisione dei dati e di un’elaborazione dei medesimi che sia più decentrata e più vicino all’utente.
Di questa azione congiunta europea potrà auspicabilmente beneficiare in particolar modo l’Italia, stante il suo ritardo nel processo di digitalizzazione rispetto agli altri Stati membri dell’Unione europea (su cui si veda B. Carotti, Le confessioni dell’indice DESI) anche nell’ambito dei servizi cloud (su cui si veda B. Carotti, Il cloud di iniziativa pubblica è in crisi? Il caso del GARR).
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