Spinelli giudica il fascismo: un totalitarismo incompleto

Altiero Spinelli (1907-1996), giovanissimo militante comunista fu arrestato, condannato a 10 anni di carcere e 6 di confino, durante i quali, allontanatosi ormai dal Pci e in collaborazione con l’amico Ernesto Rossi, scrisse il famoso Manifesto di Ventotene, una delle carte primigenie del federalismo europeo. Qui, in una pagina dei suoi diari, critica l’amico Rossi sul tema fondamentale del giudizio da darsi sulla dittatura fascista. Spinelli ovviamente non ha tenerezze per la repressione, del resto subìta sulla sua stessa persona. Ma sa distinguere tra il totalitarismo di altri regimi e invece quella sorta di “totalitarismo imperfetto” che fu il fascismo.

17 gennaio 1956. Ho finito di leggere il libretto di E. Rossi, La pupilla del duce: l’Ovra. E’ strano come si possa alterare la realtà continuando a dire verità parziali. Si ha dalla lettura un quadro di una repressione che assai poco si differenziava da quella nazista o stalinista. In realtà era una repressione più dura di quella borbonica, ma dotata di un considerevole senso del limite. Non sarebbe difficile trovare le ragioni della incompletezza del totalitarismo italiano, e non lo si giustificherebbe affatto con ciò. Ma Rossi scrive oggi come avrebbe scritto un antifascista durante il fascismo, senza essersi accorto che il fascismo è morto (e) che il giudizio storico può prendere il posto di quello polemico. Il saggio di Rossi è esattamente il rovescio di quello del capo dell’Ovra Leto, cui vuole rispondere.

Altiero Spinelli, Diario europeo 1948/1969, a cura di Edmondo Paolini, Bologna, Il Mulino, 1989, p. 303.