L’affermazione della sovranità digitale postula lo sviluppo di infrastrutture in grado di competere con i colossi tecnologici americani e cinesi, per assicurare un mercato dei dati aderente ai principi e ai valori europei. A tal proposito l’UE sta creando l’ecosistema GAIA X, mentre in Italia si sta lavorando allo sviluppo di un’infrastruttura Cloud nazionale, in entrambi casi posso partecipare anche i colossi extra-europei.
E’ opportuno domandarsi se i due progetti costituiscano l’occasione per sfruttare le tecnologie delle big tech affermando la sovranità digitale europea oppure se rappresentino una nuova forma di eccessiva dipendenza dai colossi stranieri?
La pandemia Covid ha dimostrato come il processo di digitalizzazione stia ridefinendo la società in cui viviamo, con enormi implicazioni non solo per l’economia ma anche per gli assetti geopolitici; nasce così l’esigenza dell’Unione Europea di riaffermare la propria sovranità digitale dinanzi ai colossi tecnologici statunitensi e asiatici.
Cosa significa sovranità digitale europea?
La sovranità digitale, quindi, costituisce un concetto ampio e di difficile inquadramento, che può essere definito come la capacità di un Paese “di controllare le nuove tecnologie digitali e i loro effetti sulla società”.
Calato nella realtà europea il concetto allude alla capacità di affermare la propria autorità e giurisdizione nell’ecosistema digitale affinché le innovazioni tecnologiche e digitali siano conformi ai principi e ai valori europei. Da un lato il progresso deve avvenire secondo un approccio antropocentrico, teso a tutelare i diritti fondamentali dei cittadini europei, tra cui in primis la privacy e la protezione dei dati personali; dall’altro gli attori del mercato unico europeo devono poter esprimere tutto il loro potenziale innovativo, secondo logiche di libera concorrenza, affinché l’Unione assuma un ruolo da protagonista nel campo dell’innovazione tecnologica e digitale.
In altri termini, la sovranità digitale diviene fondamentale per concorrere al processo di sviluppo delle nuove tecnologie e per poter sfruttare i suoi benefici.
Perciò, la Presidente Von De Leyen ha affermato che “it’s not too late to achieve technological sovereignty”, allo stesso modo la Commissione nel definire la strategia europea per il digitale ha ribadito che “technological sovereignty starts from ensuring the integrity and resilience of our data infrastructure, networks and communications.”
Le infrastrutture, dunque, costituiscono un tassello fondamentale per l’affermazione della sovranità digitale europea, a tal proposito meritano una particolare attenzione la creazione dell’ecosistema Gaia-X e lo sviluppo del Polo strategico Nazionale (per un ulteriore approfondimento sulla strategia cloud Francese, Il “cloud de confiance”: un’occasione mancata per il cloud computing europeo?).
Gaia-X e Polo strategico nazionale: verso infrastrutture cloud europee e nazionali?
Il progetto Gaia-X viene comunemente descritto come l’infrastruttura cloud europea, ma in realtà rappresenta un progetto molto più ampio.
L’organizzazione Gaia-X, infatti, è stata costituita con l’obiettivo di creare un ecosistema digitale, aperto, trasparente e sicuro, dove i dati e i servizi possono essere resi disponibili e condivisi in un ambiente di fiducia. L’architettura del sistema è basata sul principio di decentralizzazione: l’ecosistema sarà la somma dei diversi owners (users) and technology players (providers), che entreranno a far parte dell’ambiente adottando una serie di regole e sistemi di controllo comuni, i c.d. standard Gaia-X.
Gaia-X, quindi, non è una semplice piattaforma europea per la gestione dei cloud, bensì collega i diversi sistemi già esistenti per far interagire e far dialogare dati e banche dati tra di loro e renderli disponibili ai cittadini UE. L’ecosistema federato potrà accelerare la creazione di un nuovo spazio di condivisione dei dati, di una vera e propria economia digitale europea, fondata sui principi di trasparenza, sovranità e interoperabilità.
La missione di Gaia-X, infatti, consiste nel definire i requisiti tecnici e il quadro di regole comuni per assicurare un ambiente sicuro. Attraverso le c.d. etichette (labels) verrà garantita la piena conformità di un determinato servizio rispetto agli standard definiti dall’associazione, garantendo così agli utenti qualità, tutela dei dati e sicurezza.
Si tratta di una svolta epocale, poiché rappresentanti dal mondo imprenditoriale, politici, accademici e scienziati stanno lavorando insieme per creare un ecosistema sicuro e federato di infrastrutture per i dati.
I “Gaia-X Hub” costituiscono l’esempio più lampante di questo nuovo approccio: nei diversi paesi europei stanno nascendo “laboratori digitali” in cui si studiano e sviluppano i casi concreti di implementazione dei data space Gaia-X.
In parallelo al progetto europeo Gaia-X corre la realizzazione del Polo Strategico Nazionale (PSN), una nuova infrastruttura informatica italiana a servizio della PA. Il PSN sarà localizzato e distribuito geograficamente sul territorio nazionale presso siti opportunamente identificati, al fine di garantire adeguati livelli di continuità operativa. Il PSN rappresenta, quindi, l’infrastruttura nazionale per i servizi Cloud la cui gestione e il controllo devono essere autonomi da soggetti extra UE. L’obiettivo è dare concreta realizzazione ai principi di cloud first e once only nella pubblica amministrazione italiana, che ad oggi è caratterizzata da una proliferazione di data center frammentati, che nella maggior parte dei casi sono privi dei requisiti tecnici di sicurezza richiesti.
I colossi tecnologici saranno i convitati di pietra nei progetti Gaia-X e PSN?
I progetti sinora descritti rappresentano un chiaro tentativo di riaffermare la sovranità digitale europea e nazionale, tuttavia entrambi contemplano la partecipazione di colossi tecnologici extra-ue: da un lato, i giganti tecnologici possono entrare nell’ecosistema Gaia-X in quanto providers; dall’altro, essi vengono indirettamente coinvolti dalle cordate di imprese che hanno presentato le loro offerte per la realizzazione del Polo Strategico Nazionale.
Sorge quindi il dubbio che l’Unione europea e l’Italia continueranno a dipendere dai colossi stranieri del cloud, seppur in forma diversa; in modo indiretto e velato le tecnologie utilizzate saranno sempre fornite dai colossi extra-ue.
Ciò risveglia lo spauracchio del conflitto di regolamentazioni e giurisdizioni, come nel caso del GDPR rispetto al Cloud Act americano, che permette alle forze dell’ordine ed alle agenzie di intelligence statunitensi di ottenere dati raccolti dagli operatori dei cloud, indipendentemente dal luogo in sono situati i server.
L’obiezione, tuttavia, sembra non considerare che in entrambi i progetti sono stati adottati degli strumenti per arginare la presenza dei colossi stanieri.
Gaia-X consente l’accesso anche ai providers extra-ue ma non in modo incondizionato: l’adesione all’ecosistema presuppone la condivisione dei suoi valori nonché il rispetto degli standard regolamentari e tecnici richiesti; inoltre la possibilità di sedere nel CDA dell’associazione e concorrere al governo strategico dell’associazione sono riservate ai soli partner europei.
I giganti stranieri, quindi, possono unirsi a Gaia-X ma devono rispettare le indicazioni dei partner europei per poter offrire i propri servizi sul territorio dell’Unione.
Per quanto riguarda il PSN, la gestione dell’infrastruttura sarà affidata ad un operatore, che risponda a determinati requisiti tecnico-organizzativi e che compia l’attività in conformità alla normativa di settore.
Peraltro la realizzazione del PSN si basa su un accordo di partenariato pubblico-privato, ciò significa che lo Stato sfrutterà il know-how tecnologico delle imprese private, senza perdere la possibilità di difendere l’interesse pubblico sotteso al progetto.
Inoltre per il PSN è previsto il c.d golden power da parte dello Stato, ossia una serie di poter i speciali da esercitare in società operanti in settori reputati strategici e di interesse nazionale, tra cui quello delle infrastrutture cloud.
Infine non può escludersi che il PSN diventi parte dell’ecosistema Gaia-X, data anche la recente istituzione di Gaia-X Hub italiano, ciò costituirebbe un ulteriore elemento di tutela dei principi e valori europei nello sviluppo del cloud della pubblica amministrazione italiana.
Quindi in entrambi i progetti è evidente il tentativo di bilanciare due esigenze, una politica e una tecnica: da un lato, la necessità di riaffermare la sovranità digitale europea e nazionale attraverso la realizzazione di infrastrutture; dall’altro, l’opportunità di coinvolgere i colossi extra-eu, che detengono le tecnologie più avanzante, escluderli indebolirebbe prima di tutto le infrastrutture europee.
La sfida consiste non nel escludere del tutto i colossi stranieri ma nel sapere sfruttare il loro know-how nel rispetto dei valori e dei principi europei.
Solo attraverso la cooperazione, o addirittura la “coopetion“, con i colossi tecnologici stranieri l’Unione può partecipare al progresso tecnologico ed evitare rischiose forme di dipendenza. La sovranità digitale, infatti, si estrinseca secondo due linee direttrici parallele: la definizione del quadro normativo, ruolo che l’Unione riveste da protagonista con il pacchetto digitale; a ciò si aggiunge il diverso compito di facilitatore e stimolatore di innovazione, che consente di partecipareallo sviluppo di nuove tecnologie, per concorrere a determinarne i contenuti e gli utilizzi.
Viceversa se l’Unione volesse riaffermare la propria sovranità attraverso spinte protezionistiche tese ad escludere i colossi stranieri, si troverebbe in una situazione di completo isolazionismo, che la priverebbe delle tecnologie più avanzate e renderebbe irrilevante il proprio ruolo da regolatore.
In conclusione, Gaia-X e PSN costituiscono due progetti ambiziosi, che potrebbero costituire un tassello fondamentale per l’affermazione della sovranità digitale europea, seppur prevedano il coinvolgimento dei colossi tecnologici extra-ue. Essi rappresentano un’importante occasione per affermare il ruolo dell’Unione e dell’Italia come interlocutori credibili e necessari nello scenario internazionale legato al progresso tecnologico.
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