La grande avventura della giustizia amministrativa, oltre lo Stato: il caso dell’arbitrato internazionale in materia di investimenti
Questo scritto vuole contribuire ad accrescere la consapevolezza della rilevanza della prospettiva del diritto amministrativo nel contesto ultrastatale, muovendo dal settore della protezione degli investimenti. In particolare, l’arbitrato internazionale sugli investimenti spesso non è considerato dagli studiosi del diritto amministrativo, pur avveduti, un tema cardine della propria disciplina. Eppure esso solleva, sia pur declinati su altro e più ampio contesto, problemi certamente centrali del diritto amministrativo interno, come quello dell’ambito della giurisdizione del giudice speciale, oppure quello della profondità del suo sindacato nelle controversie di diritto pubblico. L’istituto vive attualmente una crisi di identità. Il rischio che la sovranità statale sia minacciata da giudici privati, non legittimati democraticamente, ha innescato proposte di modifica radicale o, addirittura, di rifiuto dell’arbitrato. Si è acceso in proposito un interessante dibattito politico e scientifico, che è utile ricostruire riconducendolo, forse con qualche analogia un poco forzata, alle categorie concettuali, e alle soluzioni istituzionali, affermatesi nel diritto amministrativo interno, come risposta ai medesimi problemi.
L’internazionalizzazione del diritto amministrativo: un punto di vista francese
Sotto il termine «internazionalizzazione» possono essere compresi tutti i fenomeni giuridici e le correnti dottrinali che mettono il diritto amministrativo in contatto con elementi di estraneità. L’internazionalizzazione può essere orizzontale, quando concerne elementi di influenza tra ordinamenti giuridici sovrani ed in posizione di eguaglianza, mediante influenze dottrinali o il diritto internazionale privato. L’internazionalizzazione può essere verticale, quando concerne fenomeni d’influenza discendente, dell’ordinamento internazionale o del diritto dell’Unione europea sui diritti nazionali (studiati dal diritto internazionale pubblico e dal diritto amministrativo europeo), o di influenza ascendente, quali quelli descritti dalla corrente del diritto amministrativo globale. Se l’insieme dei fenomeni dell’internazionalizzazione del diritto amministrativo sono ormai conosciuti, essi non sono mai stati oggetto di uno studio unitario da parte della dottrina francese del diritto amministrativo. Tuttavia è indubbio come lo studio dell’internazionalizzazione del diritto amministrativo arricchisca la conoscenza del diritto amministrativo e fornisca al contempo un rinnovato quadro concettuale al diritto amministrativo comparato.
La teoria delle fonti e il posto della costituzione nella cultura giuridica di common law
Il saggio intende dimostrare il permanere di una teoria della costituzione normativa consuetudinaria negli ordinamenti di common law che hanno conosciuto, a un certo punto della loro storia, la codificazione della fonte costituzionale. L’Autrice sostiene che anche dove un testo scritto è stato elaborato, l’effettività della costituzione poggia innanzitutto sulla sua attitudine a esprimere la cultura giuridica radicata nella comunità, quale prodotto di un
susseguirsi di mutamenti storici di rilievo costituzionale, cioè significativi al piano dei rapporti tra governanti e governati. Al fine di sostenere la tesi, il saggio opera una breve premessa sulla teoria delle fonti del diritto, per poi separare le vicende britanniche da quelle degli altri ordinamenti anglofoni dotati di una costituzione scritta. Infine, a completamento del quadro sulla teoria delle fonti, il contributo offre alcune riflessioni sull’attitudine della costituzione a incidere sull’applicazione e l’interpretazione delle altre norme dell’ordinamento giuridico e, dunque, sulla natura del costituzionalismo di common law.
Lo Stato nell’era di Google
Nella teoria dello Stato, si va sempre più affermando l’idea che la rivoluzione tecnologica sia un processo epocale, capace di produrre una cesura paragonabile a quella che si ebbe, per esempio, con la Rivoluzione francese e i due conflitti mondiali. Aumentano i poteri altri dallo Stato, anche privati, e devono dunque cambiare gli strumenti per gestirli, capirli, usarli e contenerli. Nell’era digitale, cambiano le forme di rappresentazione della verità e si moltiplicano i fenomeni di «falsificazione». Qual è dunque lo stato di salute dello Stato? Cosa c’è davvero oltre lo Stato? L’articolo ricostruisce, dunque, come cambia oggi lo Stato, per effetto, in particolare, della globalizzazione e delle nuove tecnologie.
Profili costituzionali della amministrazione algoritmica
I dati hanno reso le macchine intelligenti. Questa rivoluzione interessa e coinvolge anche l’esercizio di tutti i pubblici poteri. L’intelligenza artificiale, soprattutto nelle sue versioni più recenti, non solo consente l’elaborazione di modelli conoscitivi di ciò che accade, ma, sulla base dei sistemi di apprendimento automatico, permette di effettuare valutazioni e previsioni. Se a valersene è la pubblica Amministrazione, le implicazioni e complicazioni giuridiche sono vastissime. È possibile immaginare un’amministrazione della cosa pubblica davvero — esclusivamente — algoritmica? Il tema delle decisioni amministrative «robotizzate» appartiene, in verità, già alla quotidianità, tanto che negli ultimi tre anni si sono susseguiti sul tema plurimi pronunciamenti giurisprudenziali. Il legislatore europeo non appare affatto escludere tale possibilità, (art. 22, comma 2, del GDPR) sottoponendola alla condizione del consenso; la prospettiva del giudice amministrativo italiano, invece, dinanzi a decisioni amministrative «esclusivamente» automatizzate appare molto più cauta ed orientata dai principi di tutela
costituzionale: la garanzia costituzionale e legale dei diritti richiede decisioni non impersonali (cioè volontarie), conoscibili e soprattutto motivate. Decisioni delle quali sia sempre possibile
conoscere la ragione in modo da potersi validamente difendere.
I tempi delle opere pubbliche e la relatività del tempo nel diritto amministrativo
Nel settore delle opere pubbliche, i tempi amministrativi sono lunghi e incerti, nonostante esistano numerosi presidi normativi, procedurali ed istituzionali per rimediare a tale problema, tra cui in particolare: una specifica regolazione sul tempo dei lavori pubblici contenuta nel Codice dei contratti pubblici; il meccanismo procedurale di accelerazione stabilito nel regolamento «sblocca opere»; la possibilità di ricorrere ai poteri speciali dei commissari straordinari. Tali misure presentano, tuttavia, problemi di attuazione normativa e di applicazione amministrativa, che peraltro interessano anche la disciplina generale sul termine procedurale di cui all’articolo 2 della legge n. 241/1990, con particolare riferimento all’adozione e all’aggiornamento dei regolamenti attuativi. L’attuazione degli obblighi di pubblicazione e monitoraggio dei tempi amministrativi, compresi quelli delle opere pubbliche, avviene, inoltre, in modo essenzialmente funzionale a garantire la massima trasparenza, trascurando invece le potenzialità per una maggiore efficienza e tempestività amministrativa. Da tutto ciò discende che i principi generali di certezza e tempestività di azione e la concezione del tempo amministrativo sono relativi, in quanto relativizzati dalle pubbliche amministrazioni.