La pressione migratoria ha riportato al centro dell’attenzione il tema delle frontiere e dei confini, nonché dei diritti e della cittadinanza. Con questo paradosso: gli Stati nazione da un lato hanno ceduto parte della propria sovranità a organismi superiori, dall’altro difendono singolarmente il proprio territorio. Come si può configurare allora un nuovo ruolo dello Stato, in un contesto in cui i confini sono mobili e la cittadinanza non coincide più con quel blocco unico di diritti – civili, economico-sociali, politici – che la contraddistinguevano?
Se ciascuna collettività definisce una sua propria disciplina degli stranieri, alcuni accettandoli e cercando di integrarli, altri considerandoli nemici o addirittura soggetti a sanzioni penali, le asimmetrie tra Nazioni aumentano, e richiedono quindi interventi riequilibratori della comunità internazionale.
A fenomeni nuovi servono soluzioni nuove.
La scissione fra territori e poteri.
Sabino Cassese (v. pagina su sito IRPA), giudice costituzionale emerito, è professore alla School of Government della Luiss. Tra i suoi libri recenti per il Mulino: «Lo Stato fascista» (2010), «L’Italia: una società senza Stato?» (2011), «Chi governa il mondo?» (2013), «Governare gli italiani. Storia dello Stato» (2014) e «Dentro la Corte» (2015); nel 2016 ha curato le «Lezioni sul meridionalismo».