Lo scorso 3 maggio è stato pubblicato un briefing dal titolo “Common European Immigration Policy Achievements during the legislative term 2014-2019: the role of the European Parliament” a cura della Commissione LIBE del Parlamento europeo. Il briefing analizza le principali misure adottate dalle istituzioni dell’Unione in materia di immigrazione regolare, di integrazione dei migranti e di azione di contrasto dell’immigrazione irregolare, restituendo una riflessione critica sull’apporto offerto dal Parlamento nel corso dell’ultima legislatura.
Il documento sottolinea, in particolare, come la crisi migratoria abbia fatto emergere una pluralità di lacune nella legislazione europea, che il Parlamento, nonostante le reiterate proposte intese ad assicurare le politiche migratorie comuni a una base giuridica maggiormente stabile, non è stato in grado di innovare in maniera adeguata.
Gli ostacoli da esso incontrati nello svolgimento della sua attività di co-legislatore sono stati principalmente due. Da un lato, la scarsa cooperazione degli Stati membri. Dall’altro, il ricorso da parte degli stessi a un approccio di tipo intergovernativo, soprattutto nell’ambito della gestione delle frontiere esterne; tale approccio, come emerge dalla conclusione di alcuni accordi internazionali, non soltanto estromette il Parlamento europeo dal relativo processo decisionale ma limita altresì la sua capacità di controllo politico.