Frammentato in una pluralità di sistemi regolatori allo stesso tempo distinti e funzionalmente interdipendenti, lo spazio giuridico globale richiede con sempre maggiore urgenza la messa a punto di meccanismi di raccordo e di integrazione, in grado di governare i rapporti ordinamentali e di stabilire una qualche forma di ordine. In quale misura i giudici, statali e ultrastatali, contribuiscono a disciplinare tali rapporti? Si può dire che essi suppliscano all’assenza di principi codificati di risoluzione dei contrasti? In caso positivo, quali sono i tratti distintivi dell’azione dei giudici? E’ con queste domande di fondo che si misura lo studio di Elisa D’Alterio.
Esso si inserisce, dunque, nella riflessione sul ruolo delle corti nello spazio giuridico globale, avviata nell’ultimo lustro e dedicata, tra l’altro, alle modalità del dialogo tra corti, al fenomeno della judicial comity, ai profili processuali delle relazioni tra giudici ultrastatali. Da questi studi, però, si differenzia per la specifica attenzione dedicata alla regolazione dei rapporti ordinamentali da parte delle corti, sin qui affrontata soprattutto da Sabino Cassese, che ha ricostruito, nel volume I tribunali di Babele. I giudici alla ricerca di un nuovo ordine globale (Roma, Donzelli, 2009) le dottrine elaborate dalle corti, le principali prassi giudiziarie, i pieni e i vuoti degli sviluppi in atto.
Il volume è diviso in tre parti principali, ciascuna delle quali interessante e utile per il lettore interessato alle trasformazioni dello spazio giuridico globale. Nella prima, dopo una breve presentazione del tema-problema e della letteratura esistente, sono esaminate varie decisioni di corti statali e ultrastatali nelle quali è affrontato un problema legato ai rapporti tra diversi sistemi giuridici, dalle celebri sentenze Bosphorus e Kadi a pronunce meno note ma di grande interesse per inquadrare il fenomeno e apprezzarne la rilevanza. L’analisi dei casi offre la base per una tassonomia delle principali tecniche giudiziarie di regolazione dei rapporti tra regimi ultrastatali, proposta nella seconda parte dello studio. Sono individuati, in particolare, tre tipi di meccanismi di regolazione: quelli di natura processuale, come il principio di sussidiarietà e di equivalenza; quelli di ‘‘integrazione giudiziaria’’, esemplificati dalla reciprocità; e quelli, più deboli, definiti di ‘‘mutua considerazione’’, come il rinvio alle norme di altri ordinamenti. La tassonomia è sviluppata con una discussione delle finalità dei diversi meccanismi giudiziari, che consente di tratteggiare una generale funzione di regolazione dei rapporti ordinamentali da parte delle corti in assenza di parametri normativi adeguati. La terza parte dello studio presenta le principali conclusioni, che contribuiscono all’avanzamento delle conoscenze sul diritto amministrativo globale e, più generale, alla riflessione sul diritto pubblico ultrastatale puntando l’accento sullo sviluppo di una funzione di regolazione delle corti nello spazio giuridico globale, sulle ragioni funzionali del nuovo ‘‘attivismo giudiziario’’, sull’effetto di legal comity che esso produce. (Edoardo Chiti)
Pubblicata in Giornale di diritto amministrativo, n. 10/2011