Lo scorso 29 maggio è stato presentato a Roma il Rapporto 2019 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti, giunto quest’anno alla decima edizione. Il rapporto è suddiviso in tre parti. La prima parte è dedicata a un esame delle prospettive della finanza pubblica, alla luce della politica di bilancio per il prossimo triennio delineata nel Documento di economia e finanza 2019 e dei vincoli posti. La seconda parte è incentrata su spese e politiche sociali, anche alla luce delle significative modifiche determinate dall’introduzione di “Quota 100” e dell’avvio del reddito di cittadinanza. L’ultima sezione del rapporto raccoglie invece riferimenti sugli investimenti e le opere pubbliche, anche in termini comparati rispetto ad altri paesi dell’Unione europea.
Il rapporto evidenzia le difficoltà del riequilibrio dei conti pubblici: in primo luogo, emerge un ulteriore allargamento del divario in termini di crescita rispetto al resto dell’Eurozona; in secondo luogo, si evidenzia che il peggioramento del ciclo economico si è prodotto dopo una fase di ripresa insufficiente ad assicurare un’adeguata spinta alla necessaria riduzione del rapporto debito/PIL.
Si sottolinea quindi che nel 2018 la spesa complessiva per prestazioni sociali in denaro, inclusiva sia dei trattamenti di natura previdenziale che di quelli assistenziali è stata pari a 349 miliardi, in crescita del 2 per cento e di 1 decimo di punto in rapporto al Pil (dal 19,8 al 19,9 per cento). Pensioni e rendite, con 269 miliardi, pesano per il 15,3 per cento del prodotto; secondo il DEF 2019 esse sono previste aumentare al 15,9 nel 2022. Tali dati si collocano in un quadro di medio–lungo periodo, segnato da una bassa crescita dell’economia e dal progressivo invecchiamento della popolazione.
Focus specifici sono dedicati agli investimenti degli enti locali, alla caduta degli investimenti pubblici nelle infrastrutture, alle trasformazioni nella sanità e nell’istruzione, alle difficoltà di realizzazione delle opere pubbliche nelle Regioni.