Con sentenza del 21 marzo 2019 (causa C-498/17) la Corte si è pronunciata sul ricorso promosso dalla Commissione europea contro l’Italia per l’inadempimento degli obblighi di cui all’articolo 14, lett. b) e c), della direttiva 1999/31, stante la mancata adozione delle misure necessarie a far chiudere 44 discariche senza autorizzazione a funzionare.
Nel ricordare che l’esistenza di un inadempimento dev’essere valutata in relazione alla situazione dello Stato membro quale si presentava alla scadenza del termine stabilito dalla Commissione e che uno Stato membro non può invocare situazioni del proprio ordinamento interno per giustificare l’inosservanza degli obblighi e dei termini risultanti dal diritto dell’Unione, la Corte ha constatato che alla data del 19 ottobre 2015 – termine fissato dalla Commissione per l’adempimento – l’Italia non aveva adottato i provvedimenti necessari per rendere conformi alla direttiva le 44 discariche considerate, venendo dunque meno agli obblighi su di essa incombenti in virtù della normativa comunitaria.
Per tale motivo, la Corte di Giustizia ha dichiarato fondato il ricorso proposto dalla Commissione, condannando l’Italia al pagamento delle spese processuali.