Negli ultimi anni l’impatto economico della domanda da parte delle pubbliche amministrazioni di beni e servizi necessari per il soddisfacimento dei bisogni della collettività ha raggiunto dimensioni considerevoli. Tra il 1995 e il 2003 la dimensione economica europea del mercato dei contratti pubblici ha superato il 16% del PIL. La stima complessiva per il solo 2003 è stata di 1525 miliardi di Euro. Nello stesso anno il volume italiano è stato stimato a 159 miliardi di Euro, corrispondenti al 12,3% del PIL. La consistenza del volume di affari legati al perfezionamento dei contratti pubblici si riflette sulla complessità della disciplina. L’emanazione del Codice dei contratti pubblici è finalizzata, anzitutto, ad accorpare in un testo unitario la disciplina dei contratti di lavori, servizi e forniture stipulati dalle pubbliche amministrazioni italiane (aggiornandola rispetto al contenuto delle direttive comunitarie in vigore). L’intento del legislatore è altresì quello di stabilizzare la disciplina (in passato oggetto di ripetuti interventi normativi estemporanei).
Il commentario che si segnala affianca all’analisi di dettaglio delle disposizioni in materia di public procurement un inquadramento generale della disciplina. L’analisi procede per categorie omogenee (principi e disposizioni comuni, riparto di competenze tra Stato e Regioni, organi istituzionali, ecc.). L’inquadramento generale, invece, è affidato ad alcuni contribuiti generali che, nel precedere l’analisi delle norme, sviluppano l’analisi delle singole materie secondo i parametri della teoria economica. Altri contributi scientifici, poi, approfondiscono aspetti specifici, ad esempio quelli tributari e penali. (Gianluca Sgueo)
Pubblicata in Giornale di diritto amministrativo, n. 4/2011