A giugno 2021, Stati Uniti ed Unione Europea hanno lanciato il Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia (TTC). L’iniziativa si inserisce nel più ampio dialogo tra le due sponde dell’Atlantico per una regolamentazione comune di alcuni settori. Un dialogo sospinto dai processi tecnologici e dall’evoluzione normativa che impone un dialogo sempre più fitto per superare sfide normative ormai su scala globale.
Lo scorso 13 gennaio, l’Autorità Austriaca per la Protezione dei Dati (Datenschutzbehörde), richiamando la sentenza della Corte di Giustizia dell’UE del 16 luglio 2020 c.d. Schrems II ha stabilito che l’uso continuo di Google Analytics viola il GDPR, poiché le leggi di sorveglianza degli Stati Uniti richiedono ai provider statunitensi come Google o Facebook di fornire dati personali alle autorità statunitensi. La Datenschutzbehörde ha sollevato un problema ormai noto circa l’armonizzazione delle normative internazionali che vanno a regolamentare nuove tecnologie o beni – i dati in questo caso – e la necessità di una maggiore coordinazione tra Stati. In particolare grandi stakeholders come Google, Amazon e Facebook offrono servizi su scala globale sebbene la tutela dei consumatori, la privacy e la regolamentazione dei dati siano soggetti a diverse legislazioni.
In occasione del vertice UE-USA tenutosi a Bruxelles lo scorso 15 giugno, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden hanno lanciato il Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia (TTC) con l’intento di “coordinare il loro approccio alle principali questioni commerciali, economiche e tecnologiche a livello globale e di approfondire le relazioni commerciali ed economiche transatlantiche sulla base di valori democratici condivisi”.
Il Consiglio ha identificato dieci aree di cooperazione:
- cooperazione in materia di standard tecnologici (compresa l’IA e l’internet delle cose, tra le altre tecnologie emergenti);
- clima e tecnologie verdi;
- sicurezza delle catene di approvvigionamento, compresi i semiconduttori;
- sicurezza e competitività dell’Information and Communication Technologies;
- data governance e piattaforme tecnologiche;
- uso improprio della tecnologia in quanto minaccia per la sicurezza e i diritti umani;
- controlli sulle esportazioni,
- controllo degli investimenti;
- promozione dell’accesso e dell’uso delle tecnologie digitali da parte delle PMI;
- sfide del commercio globale.
Inoltre, è stato stabilito parallelamente un dialogo congiunto sulla politica di concorrenza in ambito tecnologico con l’obiettivo di sviluppare approcci comuni e rafforzare la cooperazione in materia di politica di concorrenza e di applicazione delle norme nei settori tecnologici.
Il primo meeting svoltosi a Pittsburgh lo scorso settembre è stato anticipato da una serie di dichiarazioni da parte dei rappresentanti delle big-tech circa la necessità di un quadro normativo condiviso. Kharan Batia, Google’s Vice’ President of Government Affairs & Public Policy, ha esortato il Presidente statunitense Joe Biden, a non “emanare nuove normative sulla privacy o sul controllo del commercio tecnologico senza consultare l’UE; l’UE dovrebbe proseguire la consultazione bilaterale per garantire che iniziative tecnologiche come il Digital Markets Act riflettano l’alleanza basata sui valori UE-USA”. Dallo scorso ottobre è online la piattaforma “Futurium” che con un rinnovato spirito di democrazia partecipativa ha l’intento di raccogliere i contributi da parte di imprese, think tanks, organizzazioni dei lavoratori, società civile e membri dell’accademia sulle dieci aree di cooperazione individuate. Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutiva per un’Europa pronta per l’era digitale, ha dichiarato: “Un dialogo forte e costante con tutte le parti interessate di entrambe le sponde dell’Atlantico è una necessità assoluta per il successo del Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia. […] Siamo lieti di aprire un canale strutturato per ricevere contributi, feedback e pareri professionali. Questa nuova piattaforma garantirà la trasparenza e consentirà una maggiore partecipazione, contribuendo a definire i nostri approcci comuni per una proficua cooperazione transatlantica nei settori digitale e tecnologico.” Il Vicepresidente esecutivo e Commissario per il Commercio, Valdis Dombrovskis, ha aggiunto: “vogliamo che diventi una piattaforma di successo con un ampio coinvolgimento delle parti interessate e daremo ascolto a tutti coloro che sono toccati da tali questioni.”
Ad oggi la piattaforma raccoglie alcune decine di contributi da parte di aziende e organizzazioni e non si è certamente in grado di valutare l’effettiva capacità da parte di queste entità di influenzare il processo decisionale tra Stati Uniti e UE attraverso questo strumento messo a disposizione dal Consiglio. Sicuramente è apprezzabile la trasparenza e la ricerca di soluzioni normative che tengano conto degli interessi da parte di tutti gli attori coinvolti nei processi tecnologici tra le due sponde dell’Atlantico. Il grande rischio che la piattaforma corre è quello di essere una scatola presidiata da quelle entità che non hanno le capacità economiche ed organizzative per influenzare il dialogo euro-atlantico mentre le grandi organizzazioni continuano ad essere in grado di tenere dialoghi bilaterali meno trasparenti ma certamente più efficaci tra Bruxelles e Washington DC. E chissà che il Consiglio non si ritroverà coinvolto, già il prossimo febbraio, quando la Commissione, come già anticipato dalla von der Leyen, presenterà il Chip Act per raggiungere una maggiore autonomia e sicurezza da parte dell’UE nell’approvvigionamento e sviluppo di chip.
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