Dalle prime apparizioni del Bitcoin e delle criptovalute in genere, all’attuale diffusione a livello globale di studi e sperimentazioni sulla tecnologia basata sui registri distribuiti, il percorso è stato senz’altro non breve ma estremamente contenuto in termini di tempo. La Commissione Europea, attraverso un interessante approfondimento del JRC – Joint Research Centre, ne descrive e analizza le varie tappe e ne traccia i possibili sviluppi futuri all’interno dell’Unione.
La tecnologia blockchain, come noto, consente scambi digitali tra soggetti diversi, in assenza di intermediari, e si mostra in grado di sopperire alla tendenziale carenza di fiducia reciproca tra le parti coinvolte nello scambio attraverso l’utilizzo di un sistema diffuso di autenticazione e validazione delle transazioni. La Commissione Europea, nel 2019, ha pubblicato l’interessante rapporto del proprio JRC – Joint Research Centre dal titolo “Blockchain Now And Tomorrow: Assessing Multidimensional Impacts of Distributed Ledger Technologies”, attraverso il quale analizza da diversi punti di vista lo stato dell’arte e le possibili evoluzioni di questa tecnologia la cui diffusa utilizzabilità e i cui numerosi vantaggi collegati risultano, ormai, un dato acquisito e condiviso in ambito europeo.
Lo studio si articola in tre parti : la prima, Fundamentals, che si occupa di descrivere le caratteristiche e il modo di operare della tecnologia blockchain; la seconda, Landscapes, che si occupa dell’impatto della tecnologia blockchain in ambito europeo, valutando in termini numerici e trasversali i livelli di finanziamento crescente conseguiti dalle start-ups di settore (nel periodo 2009 – 2018, in ambito UE, si è arrivati a 2,9 miliardi di euro di finanziamento privato, in prevalenza nei servizi di investimento e informatici); la terza infine, Transformations, che si occupa di approfondire in chiave di prossimo sviluppo le applicazioni settoriali della tecnologia (criptovalute, intermediazione finanziaria, sistemi di pagamento, sistemi di distribuzione e commercializzazione, manifatture, energia, contenuti digitali, sanitario, settore pubblico). In particolare, il rapporto della Commissione Europea dedica un intero capitolo, il sesto (pp. 86 – 100), all’analisi dei riflessi delle possibili applicazioni della blockchain all’interno dei settori governativi e pubblici in genere. Qui, infatti, il documento individua alcuni case studies rilevanti in materia di registri catastali e trasferimenti immobiliari, gestione dell’identità digitale dei cittadini per l’accesso ai servizi, utilizzo di risorse pubbliche in materia di welfare, sistemi di accreditamento e di certificazione di titoli e competenze che, tutti insieme, rappresentano la base operativa verso il futuro per una pubblica amministrazione fortemente digitalizzata.
Il rapporto della Commissione Europea risulta tra l’altro interessante perché contribuisce a fissare una serie di punti fermi assai utili per chi si avvicina allo studio delle applicazioni concrete della tecnologia blockchain da un punto di vista non esclusivamente informatico: in primo luogo, chiarisce il superamento della riduttiva corrispondenza tra bitcoin e blockchain, un sistema quest’ultimo che gli stessi case studies esaminati hanno dimostrato essere più che trasversale, già in questa sua fase di iniziale applicazione concreta; in secondo luogo, oltre a rilevare l’importanza crescente del settore dimostrata dagli elevati livelli di finanziamento ricevuti, stigmatizza l’inesistenza di un modello di blockchain ad applicazione universale e, al contrario, evidenzia la necessità di costruire tale modello quale soluzione al singolo problema operativo che si intende risolvere; in terzo e ultimo luogo, infine, chiarisce come la figura dell’intermediario – in particolare di matrice pubblicistica – anziché scomparire, grazie alla tecnologia blockchain potrà assumere nuove funzioni di regolazione e di risoluzione delle controversie, nell’ambito di un assetto economico, sociale e istituzionale che non può comunque prescindere dalla progressiva e generale digitalizzazione dei sistemi e degli operatori né da un approccio ai problemi sempre più multidisciplinare e aperto ai cambiamenti.
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