Lapidario e forse anche un po’ ingeneroso giudizio di Andreotti verso il predecessore del primo governo del suo patron De Gasperi. Tuttavia, per quanto di parte, il giudizio non differisce troppo da quello che segue, la cui fonte – Carlo Levi, esponente di spicco dell’intellettualità azionista – difficilmente potrebbe essere considerato pregiudizialmente ostile al comandante Maurizio.
Altra cosa che colpiva De Gasperi era la situazione di caos amministrativo verso il quale l’Italia andava scivolando. Parri, infatti, si lasciava sopraffare da una quantità di piccole cose, metteva una puntigliosità straordinaria nell’affrontare tutti i problemi possibili. Barricati più o meno in permanenza nel suo studio al Viminale, dove perfino dormiva, con un impegno ascetico indubbiamente ammirevole ma poco produttivo, era dominato da un senso di diffidenza totale verso la burocrazia e appariva ogni giorno più incapace di far funzionare la macchina dello Stato.
G. Andreotti, Intervista a De Gasperi, a cura di A. Gambino, Bari, Laterza, 1977, p. 54.