Sull’“Espresso”, 7 ottobre 1962, una indiscrezione che la dice lunga sulle fatiche necessarie per trovare un’intesa nella direzione della Democrazia cristiana dell’epoca (e forse non solo di quell’epoca). La data è significativa: siamo nei mesi del quarto governo Fanfani (21 febbraio 1962-16 maggio 1963). Il pezzo, non firmato e quindi redazionale, si intitola, con più che una sfumatura ironica, “Moro evita una crisi per ragioni letterarie”.
Roma. Un vivace contrasto su una frase del comunicato finale ha prolungato di due ore l’ultima riunione della direzione Dc di giovedì 27. I dorotei di Adolfo Sarti e Luciano Del Falco, avevano chiesto di inserire una frase che suonava così: “La Dc s’augura un maggior avvicinamento dei socialisti ai partiti democratici”. Subito Galloni e Donat Cattin hanno protestato, facendo presente che una dizione di tal genere avrebbe suscitato le legittime reazioni dei socialisti, che certo non potevano accettare di essere considerati come non democratici. Allora Roberto Lucifredi e Franco Evangelisti prendevano la parola per sostenere la frase proposta dai dorotei, la quale, anche a loro parere, aveva un preciso significato politico di sfida polemica ai socialisti. Fanfani, a questo punto, si è alzato e, nervosissimo, ha esclamato rivolto ai dorotei (Sarti, Del Falco, Lucifredi e Evangelisti): “Ma, insomma, se volete che me ne vada, ditelo chiaramente. Siete qui per portare delle grane?”.
Moro, che fino ad allora era rimasto in silenzio ad ascoltare, è intervenuto dicendo: “Non è il caso di arrabbiarsi e di provocare una crisi di governo per una frase. Non siamo un’accademia letteraria ma un partito politico. Propongo di sostituire la frase non gradita al presidente Fanfani così: ‘Un maggior avvicinamento dei socialisti ai partiti della coalizione di governo’.
Tutti i membri della direzione, fatta eccezione dello scelbiano Lucifredi, hanno acconsentito.
Moro evita una crisi per ragioni letterarie, in “L’Espresso”, 7 ottobre 1962, p. 2.