Lo Stato digitale nel PNRR – Reclutamento del personale

Il 27% delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono dedicate alla transizione digitale, sviluppata lungo due assi: la banda ultra-larga e la trasformazione della PA in chiave digitale. Altri fondi sono destinati dal Piano all’innovazione digitale di infrastrutture, il fisco, sicurezza, sanità pubblica, turismo e cultura, sistema scolastico e ricerca universitaria. L’Osservatorio propone una ricognizione dei principali interventi di digitalizzazione del PNRR, del loro impatto sulle amministrazioni, dei tempi di realizzazione e del confronto con misure analoghe adottate da altri paesi europei. In questo post presentiamo le misure relative alla transizione digitale dei procedimenti amministrativi. Il PNRR prevede lo stanziamento di 42,55 miliardi di euro, per realizzare interventi di digitalizzazione della PA, che spaziano dai dati, le infrastrutture digitali, la cybersicurezza e le competenze digitali di base

 

La pubblica amministrazione italiana soffre tradizionalmente di due importanti lacune. La prima riguarda l’età media alta dei dipendenti pubblici. Troviamo spesso citati i dati anagrafici della funzione pubblica italiana a giustificazione dell’arretratezza dell’azione amministrativa digitale. Una forza lavoro ‘vecchia’, si sostiene, è inadeguata a gestire la transizione digitale. In effetti, ForumPA ci dice che il 16,9% degli oltre tre milioni di dipendenti pubblici italiani ha superato il sessantesimo anno d’età. L’età media del personale delle pubbliche amministrazioni si attesta a 50,7 anni, con appena il 2,9% di funzionari di età inferiore ai trenta anni. I dati sono di ForumPA, Stato della Pubblica Amministrazione, 2020.

Più importante del problema anagrafico è il secondo problema, quello delle competenze:

  • Per cominciare, alla pubblica amministrazione mancano profili professionali adeguatamente formati – problema cui prova a porre rimedio la Strategia nazionale per le competenze digitali, approvata a luglio 2020. Secondo i dati di ForumPA, il 3,4% dei dipendenti pubblici in Italia ha conseguito una specializzazione post-laurea. I titolari di laurea triennale o specialistica rappresentano il 28% del totale.
  • L’ambito di conoscenza di costoro, poi, è inadeguato a far fronte alle sfide tecnologiche. L’amministrazione italiana ha un surplus di competenze umanistiche (29% dei funzionari pubblici laureati ha studiato giurisprudenza, il 17% economia e il 16% scienze sociali) e un deficit di competenze tecniche, ad esempio quelle offerte dalle lauree ingegneristiche.
  • Manca (ed è la terza lacuna) una cultura manageriale che orienti l’azione digitale degli uffici. Chi ha la responsabilità di guidare la struttura manca spesso della sensibilità necessaria a tradurre le competenze degli uffici in servizi digitali.
  • Ultima lacuna sono gli investimenti in formazione, ridotti al minimo. I fondi per la formazione ammontano mediamente a quarantotto euro per dipendente, sufficienti a garantire appena un giorno di formazione l’anno.

Il PNRR assegna al capitolo relativo alla digitalizzazione della PA 42,55 miliardi di euro. È un ‘pacchetto’ corposo, che comprende un ampio numero di interventi, che spaziano dai dati pubblici, passano per le infrastrutture digitali, e arrivano alla cyber-sicurezza e alla definizione delle competenze digitali di base.

Una parte importante dei fondi servirà per introdurre nuove competenze nelle PA, e aggiornare quelle già esistenti. Questo significa, in concreto, due cose: il ripensamento della governance digitale e il reclutamento di nuove risorse.

Per quanto riguarda il primo aspetto, il PNRR segue un approccio gestionale misto: ha una forte orchestrazione centrale, ma in moltissimi casi garantisce piena responsabilità esecutiva a livello locale. Per cui, le funzioni di indirizzo politico e coordinamento spettano al Ministero, al Dipartimento per la Transizione Digitale, al Comitato interministeriale per la transizione digitale e alla Cabina di Regia del PNRR. Nel rispetto del principio di sussidiarietà l’esecuzione del PNRR si realizza con un approccio distribuito, teso all’ingaggio e al pieno coinvolgimento delle amministrazioni locali che in moltissimi casi saranno chiamate ad essere i soggetti attuatori di ultima istanza di moltissimi progetti di digitalizzazione della PA.

Gli interventi principali sono tre:

  • Si crea un Digital transformation Office, articolato su 7 team dislocati sul tutto il territorio italiano, che dovrà interloquire con tutte le amministrazioni, offrendo loro assistenza tecnica e supporto amministrativo per individuare, seguire e dare corso a tutti i più opportuni interventi e condurle verso il raggiungimento degli obiettivi di digitalizzazione stabiliti nel PNRR.
  • Si rafforza AGID, affidando all’Agenzia poteri di vigilanza, verifica, controllo e monitoraggio del rispetto delle norme, in particolare quelle previste dal Cad, il codice dell’amministrazione digitale. Nel caso di violazioni l’Agenzia potrà assegnare al trasgressore un termine perentorio per rivedere i procedimenti, segnalando le violazioni all’ufficio dedicato ai procedimenti disciplinari di ciascuna PA. Potrà anche erogare sanzioni (e persino esercitare poteri sostitutivi) su quelle amministrazioni che rimarranno colpevolmente indietro nei processi di migrazione al cloud o nelle attività di esposizione dei servizi digitali al cittadino
  • Si rendono scalabili, infine, le esperienze regionali virtuose. L’intenzione è quella di far crescere e moltiplicare a livello nazionale le buone esperienze regionali di facilitazione digitale, supportando le migliori iniziative su competenze digitali, accesso agli strumenti digitali, riduzione del digital divide per determinate categorie di persone

Veniamo al secondo punto, relativo al reclutamento delle risorse a sostegno delle PA. Le regole del terzo pilastro del Recovery Plan italiano introducono nuove procedure per le assunzioni a tempo determinato nella Pubblica amministrazione di tutti gli esperti e i funzionari che lavoreranno ai progetti, nonché il potenziamento di enti come Sna e Formez, per rafforzare la formazione dei lavoratori pubblici e l’assistenza tecnica.

Le novità più importanti da questo punto di vista sono due:

  1. Si introducono contratti a termine, da perfezionare con procedure di reclutamento semplificate. L’idea è concludere le selezioni e procedere con le assunzioni entro 100 giorni. La durata dei contratti è invece di 36 mesi rinnovabili per la durata dei progetti, ma in ogni caso non oltre il 2026.
  1. Si prevede un canale di accesso privilegiato per le “alte specializzazioni”. L’idea è attrarre dottori di ricerca che abbiano avuto esperienze lavorative all’estero e che, attraverso un apposito portale web, possano essere selezionati direttamente dalle amministrazioni che necessitano di personale, sulla base della graduatoria e senza ulteriori selezioni

A conti fatti, la PA italiana si prepara ad accogliere 24mila risorse, tra cui in particolare esperti di diritto, informatici, contabili e ingegneri

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