
Dai ricordi (con qualche pretesa letteraria) di un ex dipendente della pubblica amministrazione (una vita intera da burocrate: primo concorso a 18 anni, primo impiego al Ministero della Marina ai tempi del regime fascista). In questa pagina si mette in ridicolo lo strano caso di un impiegato la cui fulminante ascesa in carriera era dipesa da un fatto del tutto fortuito: avere soccorso il potente ministro Costanzo Ciano (è lui l’eroe della beffa di Buccari) che, colto da un malore, rischiava di affogare ingloriosamente nella sua vasca da bagno.
La prosa di Marino, a tratti davvero “sorridente” come prometteva il titolo del libro edito nel 1956, ricostruisce l’episodio sin nei minimi dettagli, ma insieme fa anche riflettere sulle impreviste casualità che possono determinare l’ascesa nella scala gerarchica.
Una volta, recandomi a Villa Patrizi, dove era la sede centrale del Ministero, e anche la Direzione Generale delle Ferrovie, mi fu presentato un ispettore il quale, all’aspetto e più alla maniera di esprimersi non mi sembrò tipo di funzionario bensì di valido subalterno. Confidai poco dopo la mia impressione ad un ingegnere che me lo aveva fatto conoscere e quello mi spiegò che si trattava del famoso “ispettore del bagno”; al mio sguardo interrogativo continuò informandomi che un giorno il nostro ispettore, allora modesto applicato, mentre passava per una via del quartiere Italia, sentì da una finestra dello scantinato di un signorile villino, dei fiochi lamenti. Impressionato, si avvicinò e attraverso le tendine vide una stanza da bagno. Intuì che qualcosa di grave stava accadendo e con pronta intelligenza si precipitò nella casa a fare l’allarme. I familiari corsero e riuscirono appena in tempo a tirare su dalla vasca dove era stato colto, poi si seppe, da lieve malore ma in quel momento la cosa sembrava gravissima, l’eroe di Buccari, il quale abitava proprio lì. Quando il Ministro, dopo qualche poco, si riprese, volle sapere i particolari del fatto e rabbrividì al pensiero che se la fortuna non lo avesse assistito facendo passare, quando i suoi lamenti potevano essere ancora percepiti, quell’inaspettato salvatore, egli difficilmente si sarebbe riavuto. Appena conobbe che si trattava di un suo dipendente lo fece subito chiamare al Gabinetto e, dopo qualche anno, bene imbottito di indennità, onorificenze e ripetute gratifiche, ottenne in base ai suoi riconosciuti e conclamati meriti, confortati dalle più appropriate disposizioni di legge irte di commi e di riferimenti, la nomina ad ispettore.
Il predicato “del bagno” gli fu aggiunto dai suoi colleghi, i quali con quell’attributo volevano prendersi almeno una piccola soddisfazione su chi tanto rapidamente li aveva sopravanzati in carriera.
Fernando Marino, Il burocrate sorridente, Milano, Gastaldi editore, 1956, pp. 253-254.