Il brano che segue è tratto dal discorso in Parlamento del deputato Felice Bertolini (Cuneo, 1880-1957), avvocato, liberale, giolittiano. Siamo nella tornata del 25 febbraio 1921. Le donne (in special modo le telegrafiste ma poi anche molte altre in diverse amministrazioni e in genere con mansioni umili e stipendi bassi) hanno fatto appena il loro ingresso negli uffici pubblici. È avvenuto specialmente durante la Grande Guerra, per sostituire gli uomini chiamati alle armi. Sono per lo più precarie e sottopagate. Alla fine del conflitto però un ampio schieramento (capeggiato dalle associazioni degli ex combattenti, portavoce dei giovani di ritorno dalla trincea, freschi delle cosiddette «lauree di guerra») chiede a gran voce la cacciata delle donne dall’amministrazioni per fare posto agli uomini. Bertolini se ne fa eco in Parlamento. Il breve brano del suo discorso è esemplare del clima dell’epoca.
Il perfetto vade-mecun della signorina impiegata è quello di assentarsi saltuariamente, di tanto in tanto, per alcuni giorni nessuno dei quali, beninteso, cade di domenica; e durante le ore di ufficio le operose attendono alla fabbricazione di fiori, e quelle a tendenza sentimentale a lettura intensiva dei romanzi di Guido da Verona od altri simili, con gite collettive per i corridoi, a chiacchierare con speciale considerazione per i fattacci del giorno.
Atti Parlamentari della Camera dei Deputati, Leg. XXV, 1a sess., Discussioni, tornata del 25 febbraio 1921, p. 8144.