Alcune piattaforme gratuite sono già disponibili sugli store e sono state scaricate da milioni di utenti mentre l’app governativa “Immuni” partirà a maggio con la fase di test. Più di diecimila utenti l’hanno scaricata quando è stata annunciata l’obbligatorietà poi smentita della App “Immuni”.
L’attuale crisi ha dimostrato non solo la vulnerabilità dei sistemi sanitari pubblici globali, ma anche l’utilità dell’utilizzo dell’AI e delle nuove tecnologie per prevenire, contenere e trattare, in maniera efficace e tempestivamente l’emergenza epidemiologica da Covid-19.
Tuttavia, la frettolosa adozione, in assenza di un’adeguata motivazione, da parte del Governo dell’utilizzo di una applicazione dal funzionamento ancora da definire, rischia di determinare la perdita della necessaria fiducia dei cittadini nell’utilizzo delle nuove tecnologie per circoscrivere la propagazione del contagio e, più in generale, nella legittimità dell’impiego degli strumenti d’intelligenza artificiale nel perseguimento di interessi pubblici.
Con l’intensificarsi della pandemia Covid-19, le misure e le iniziative tecnologiche si moltiplicano nel tentativo di limitare la diffusione della malattia, curare i pazienti e facilitare il compito degli operatori sanitari sovraccarichi di lavoro: da un lato, studi clinici che coinvolgono tecniche sperimentali come l’editing genico, la biologia sintetica e le nanotecnologie, in una corsa per preparare e testare vaccini, trattamenti e diagnosi futuri; da un altro lato, intelligenza artificiale, robot e droni vengono impiegati nel rintracciare la malattia e applicare misure restrittive e i robot di servizio vengono utilizzati in vari modi negli ospedali.
Le tecnologie di telemedicina sono emerse come un mezzo economico per rallentare la diffusione del virus e mantenere la capacità ospedaliera, operando come sistema di triage, mantenendo quelli con sintomi moderati a casa e indirizzando i casi più gravi agli ospedali.
Oggi, in Italia, esistono diverse App che, a livello nazionale, vengono impiegate nella lotta alla diffusione e contro il contagio da Covid19.
Tra queste, a titolo meramente informativo, l’app COVID News – Italia, un tool attraverso il quale è possibile reperire tutte le notizie pubblicate dalle principali testate giornalistiche, nonché i consigli sulla prevenzione e i numeri utili, regione per regione; oppure AllerLOM della Regione Lombardia e TreCovid19 della Provincia autonoma di Trento, utilizzate per informare i cittadini sulle ultime notizie relative all’epidemia in corso.
Con specifico riferimento al contact tracing digitale, l’intenzione del Governo sarebbe quella di mettere a punto e diffondere l’utilizzo di un’unica App – “Immuni”, ma, di fatto, si assiste all’implementazione di sistemi digitali e ad un proliferare di applicazioni di tracciamento diversi e con diffusione a carattere regionale, non uniforme a livello nazionale.
Alcune Regioni italiane hanno lanciato (o sperimentato) diverse applicazioni, non solo di carattere informativo, ma anche specificamente dirette al tracciamento degli utenti, per ridurre il rischio di contagi, come, ad esempio, STOPcovid19, un’applicazione ideata e realizzata da Webtek S.p.A, che è stata sperimentata dalla Regione Umbria.
La Regione Lombardia, per contenere il contagio da Coronavirus, ha fatto ricorso – non ad una App, ma – al contact tracing digitale, analizzando i flussi di dati anonimi in forma aggregata, ottenuti dai principali operatori di telefonia mobile.
Trattandosi, pertanto, di un trattamento avente ad oggetto dati anonimi, esso non rientra nell’ambito di applicazione della disciplina di protezione, dimostrando la possibilità di ricorrere ad un’altra strategia, basata anch’essa sulla geolocalizzazione, pur se attuata con strumenti diversi.
Circa tre mesi fa, da quando in Cina è cominciato il contagio e si è capito che l’app di tracciamento dei contagi sarebbe stata un’arma decisiva nella lotta al Covid, la software house campana SoftMining S.r.l., ha sviluppato l’applicazione SM_Covid19, che, in maniera del tutto simile all’App Immuni, è in grado di valutare il rischio di trasmissione del virus attraverso il monitoraggio del numero, della durata e del tipo di contatti. Tale applicazione, una volta installata, acquisisce, in particolare, le informazioni sul numero e sulla durata degli incontri, dati dai quali determina, sulla base di un algoritmo, il “rischio probabile” di contagio. Più nel dettaglio, l’App monitora i contatti, attraverso l’acquisizione, da parte del dispositivo, di un ID univoco di tutti gli smartphone che rileva dai 2 ai 30 metri di distanza, in base ai sensori disponibili, e raccoglie i dati suddetti ogni 60 secondi, salvandoli su un database, condiviso con le autorità sanitarie. In tal modo, i dati vengono comunicati alle autorità sanitarie, mentre ogni utente può conoscere soltanto il proprio livello di rischio e non invece quello degli altri.
E’ stato annunciato, poi, che, lo scorso lunedì 27 aprile, l’Ordine dei medici di Roma abbia deliberato il lancio di Go-track, l’App dell’Ordine per tracciare i contagiati.
L’App è stata realizzata dalla software house dell’ente e, dopo l’avallo della Regione Lazio e il via libera del garante della privacy, dovrebbe essere resa disponibile ovvero scaricabile su dispositivi iOs e Android già dal 4 maggio.
La prima funzione di Go-track sarà monitorare i pazienti contagiati da Coronavirus, soprattutto per seguire gli asintomatici che non necessitano di ricovero in ospedale. Con il tracciamento, si conosceranno le zone dove sono presenti i malati. In quest’ottica, e per gli utenti sani, sarà introdotto anche un alert che segnala (senza diffonderne le generalità) la presenza di possibili focolai nelle vicinanze.
Rispetto all’app nazionale “Immuni”, Go-track ha ambizioni più ampie, mirando a diventare il principale erogatore di telemedicina nel Lazio, mediante la possibilità di effettuare visite on demand attraverso i diversi device, monitoraggio sui parametri, ma anche la possibilità di chiedere e ricevere in maniera digitale prescrizioni, ricette e certificati online senza doversi recare allo studio del medico di famiglia o in ospedale, prevenendo così il rischio di non avere diagnosi veloci o di ridurre i controlli all’interno delle terapie di mantenimento.
L’intenzione è che l’App possa “dialogare” con quella nazionale “Immuni” e che venga impiegata nella fase 2 per monitorare i casi di Covid asintomatici e conclamati ma, quando sarà finita l’emergenza, vorrà essere utilizzata per assistere meglio e in maniera più capillare tutti i pazienti.
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