Il 22 aprile 2022, il Garante Europeo per la protezione dei dati personali ha lanciato due nuove piattaforme social: Eu Voice ed Eu Video. Queste si propongono di mettere in connessione gli utenti in nuovi spazi digitali rispettosi della privacy e rappresentano l’occasione per le istituzioni europee di condividere con il pubblico materiali multimediali. La struttura decentralizzata e la natura open-source di tali piattaforme si incardina nella dimensione promossa dal pacchetto sui servizi digitali, volto a riformare la Direttiva sul commercio elettronico.
Il 22 aprile 2022, il Garante Europeo per la protezione dei dati personali (o European Data Protection Supervisor – EDPS) ha lanciato due nuove piattaforme social: EU Voice e EU Video. Si tratta di due “decentralised, free and open-source social media networks” che mettono in connessione gli utenti in uno spazio digitale orientato al rispetto della privacy.
Il principale intento di questi strumenti è quello di sostenere e promuovere degli spazi alternativi al modello classico su cui si basano la maggior parte dei social media, al fine di accordare preminenza alla protezione dei dati e al diritto alla privacy, come ha ricordato anche lo stesso Garante europeo della protezione dei dati, Wojciech Wiewiorowski.
Appare opportuno, pertanto, capire perché si tratta di piattaforme decentralizzate, libere e open-source.
Se si volessero elencare i principali social media quotidianamente utilizzati, si finirebbe per contare almeno quindici piattaforme private basate su server centralizzati, in cui spesso si scende a compromesso con la tutela della privacy. Si realizza, in tal modo, un c.d. do ut des, in cui l’accesso gratuito alle piattaforme per gli utenti è compensato dall’accesso ai dati degli stessi. L’ulteriore livello di estensione dell’accesso ai dati si concretizza poi con la vendita degli stessi a terzi, che inseriscono pubblicità sulla base di operazioni di profilazione degli utenti (del rapporto tra profilazione e privacy ne abbiamo parlato qui su questo Osservatorio).
Le due nuove piattaforme in esame sono invece ospitate dai software Mastodon e PeerTube. Il primo è un social network libero e decentralizzato, nel senso che non si basa su un server centrale ma è di proprietà della comunità, consentendo a chiunque di crearne uno proprio. Ogni server, in particolare, prende il nome di istanza, e ogni istanza non è isolata, perché queste possono comunicare tra loro in quanto rientranti nel Fediverse, ossia l’insieme dei server federati che consente ad un’identità di interagire con le altre anche su server diversi. Il software Mastodon, inoltre, è privo di algoritmi e pubblicità e, di conseguenza, non avviene nessuna profilazione dell’utente. PeerTube, invece, si configura anch’esso quale network decentralizzato open-source con riferimento, però, al mondo dello streaming video, trattandosi del sito italiano della federazione ActivityPub delle piattaforme di video streaming che fanno uso della tecnologia peer-to-peer (BitTorrent). Come per il primo software, anche PeerTube consente a chiunque di creare la propria istanza, che ospiterà determinati contenuti secondo le proprie regole.
EU Voice, da un lato, rappresenta così nello schema pilota proposto dall’Unione europea la piattaforma ufficiale di microblogging di istituzioni, organi e agenzie europee, per i quali la registrazione è libera. EU Video, dall’altro, costituisce la piattaforma sulla quale istituzioni, organi e agenzie europee possono usufruire di canali video conformi alle regole sulla privacy per lo svolgimento di attività di stampa e di pubbliche relazioni.
Queste due piattaforme hanno pertanto il compito di supportare la direzione generale dell’Informatica (DG DIGIT) della Commissione nel suo ruolo di fornitrice dei servizi digitali per l’assistenza delle istituzioni nelle loro attività e delle amministrazioni nazionali in una più efficiente collaborazione. In particolare, lo scopo delle piattaforme in esame è quello di permettere a DG DIGIT di dimostrare il valore pratico dell’open source come abilitatore tecnico dei diritti alla privacy e della protezione dei dati e mostrare la sua importanza geopolitica come mezzo per ottenere la sovranità tecnologica.
L’uso di queste piattaforme sarà, quindi, per le istituzioni europee l’occasione per condividere con il pubblico materiali multimediali come testi, immagini, video o podcast. Una via più diretta per raggiungere i cittadini e incrementare la loro partecipazione alla vita delle istituzioni medesime.
La struttura decentralizzata e la natura open-source di queste piattaforme, lanciate dal Garante europeo, si incardina nella dimensione promossa dalle recenti proposte legislative della Commissione Europea, volte a modernizzare la Direttiva 2000/31/CE (c.d. Direttiva sul commercio elettronico). Tra queste vi è il pacchetto sui servizi digitali, che si compone del Digital Services Act (DSA) e del Digital Markets Act (DMA).
La prima proposta tende ad essere portatrice dell’idea che ‹‹ciò che è illegale offline deve esserlo anche online››, applicandosi a diversi settori, dai servizi intermediari quali quelli offerti da prestatori di servizi di hosting ai motori di ricerca, dalle piattaforme ai mercati online. La seconda cerca invece principalmente di affrontare le conseguenze negative derivanti dal fatto che le piattaforme agiscono come “gatekeepers” digitali del mercato interno. Il pacchetto si propone così di conferire alla Commissione europea il compito di vigilare sugli operatori digitali, in particolare quelli di grandi dimensioni. Il suo ruolo di unica autorità preposta all’applicazione del regolamento sarà coadiuvato da un comitato consultivo e da un gruppo ad alto livello, al fine di assistere e facilitare il lavoro della Commissione medesima.
Il mercato dei servizi digitali si è infatti enormemente espanso negli ultimi anni. Le piattaforme online sono divenute i principali spazi di scambio tra Paesi europei, oltre che tra questi e quelli extra-europei. Ciò ha determinato non solo nuove opportunità di crescita e sviluppo, ma anche il rischio di diffusione di contenuti illegali, effetti negativi sui diritti fondamentali, quali la libertà di espressione e di informazione, manipolazione dei servizi con pregiudizio dei processi democratici e della sicurezza pubblica, gravi conseguenze con riferimento alla salute fisica e psichica degli utenti.
Il richiamo al pacchetto sui servizi digitali è utile anche per comprendere la definizione di “piattaforma online”. Si tratta di una serie di servizi disponibili su Internet, tra cui mercati, motori di ricerca, social media, costruttori di siti web online, negozi di applicazioni software e sistemi di pagamento. Oggi, pertanto, le piattaforme rappresentano una parte importante del mercato e dell’economia digitale dell’Unione.
Le piattaforme Eu Voice e Eu Video si configurano allora come l’occasione per riflettere su una rinnovata modalità di utilizzo dei social network nel rispetto dei diritti fondamentali degli utenti e nella veste di strumento di partecipazione alla vita delle istituzioni europee.
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale