Punti di vista. Le infrastrutture e i servizi innovativi

Terzo intervento del punto di vista dell’Osservatorio sul Rapporto Draghi

Abstract Il “Draghi Report”, presentato a settembre, analizza il futuro della competitività europea, focalizzandosi sull’importanza delle infrastrutture e dei servizi innovativi per sostenere la crescita economica. Con la produttività in calo dal 1995 e una prevista diminuzione della forza lavoro entro il 2040, il report sottolinea la necessità di investire in tecnologia per contrastare la distanza dal mercato statunitense, dove il 70% dei modelli di intelligenza artificiale è sviluppato. L’Europa ha ancora l’opportunità di emergere in settori strategici come l’IA e i semiconduttori, nonostante vincoli normativi e infrastrutturali. Vengono, inoltre, proposte riforme nella governance della ricerca e innovazione e nella gestione della proprietà intellettuale, insieme a misure per migliorare la capacità di calcolo e favorire la collaborazione intersettoriale. Infine, il report suggerisce di promuovere un mercato digitale transatlantico per garantire opportunità e competitività nel contesto globale.

Continua la serie di post sul cd. “Draghi Report” o meglio definito documento sul futuro della competitività europea, presentato lo scorso settembre.

L’analisi si sofferma sul tema delle infrastrutture e dei servizi innovativi, considerati strumenti necessari per rilanciare la crescita economica europea.

La tecnologia si configura come uno dei fattori chiave, in quanto secondo il report si tratta del principale elemento di discostamento dal mercato USA, per incapacità di capitalizzazione della prima rivoluzione digitale. La tendenza avviata nei primi anni ’90, sembrerebbe confermarsi in quanto, allo stato, “circa il 70% dei modelli di base di IA sono stati sviluppati negli Stati Uniti dal 2017 e tre ‘hyperscaler’ statunitensi rappresentano da soli oltre il 65% del mercato cloud globale ed europeo”.

In merito, l’Europa ha ancora l’opportunità di capitalizzare le future innovazioni digitali, nonostante il ritardo in settori come il cloud computing (per un approfondimento in tema PNRR, B. Carotti, Il cloud computing: la visione del Pnrr). In primis, la sovranità tecnologica in alcuni settori richiede la presenza di campioni europei, e in secondo luogo il settore tecnologico può porsi come volano per settori adiacenti (farmaceutico, energetico, dei materiali e della difesa). Inoltre, l’IA generativa – stante la sua posizione in evoluzione – permette l’opportunità di ritagliarsi una posizione di leadership in segmenti selezionati, anche per aziende UE.

Lo sviluppo di aziende europee in settori ad alta innovazione, compreso quello dell’AI, però, incontra due macrocategorie di vincoli in grado di rallentarne la crescita:

1. Vincoli giuridico-istituzionali;

2. Vincoli dell’infrastruttura.

Con riferimento al punto 1 volendo sintetizzare, nel Report si evidenzia che l’UE ha circa 100 leggi e oltre 270 autorità di regolamentazione nel settore tecnologico, ostacolando l’innovazione anche utilizzando un approccio precauzionale nelle norme, con regolamenti stringenti che non tengono particolarmente conto dell’effettivo stato di evoluzione della tecnologia nel territorio europeo. Un quadro normativo frammentato, inoltre, incrementa i costi delle imprese e le scoraggia ad espandersi in altri paesi. A ciò deve aggiungersi che le importanti restrizioni sui dati aumentano i costi di conformità e ostacolano la creazione di grandi set di dati per l’IA M. Vecchio, I dati di addestramento: descrivere il mondo o immaginarne uno migliore? ). Nei fatti, solo grandi imprese, spesso non europee, possono affrontare questi costi, penalizzando le giovani aziende tecnologiche.

Rispetto, invece, al tema infrastrutturale previsto nel punto 2, la crescente competizione per la potenza di calcolo e la carenza di investimenti in connettività stanno creando degli importanti colli di bottiglia digitali. L’addestramento dei modelli avanzati di IA, infatti, richiede enormi risorse computazionali, con costi che aumentano rapidamente, e con il conseguente rischio di esclusione per le aziende europee meno finanziate. L’implementazione dell’IA, inoltre, richiede anche connessioni sempre più veloci e sicure, ma l’UE è in ritardo sugli obiettivi del Decennio digitale 2030 per la diffusione di fibra e 5G (sul tema della fibra in ottica PNRR, si veda S. Del Gatto, Lo Stato Digitale nel PNRR – La banda ultra-larga, e sul 5G P. Bonini, Lo Stato Digitale nel PNRR – Il 5G).

Tutto questo risulta ulteriormente aggravato dal tema degli investimenti, che nel settore sono inferiori rispetto ad altre economie e aggravati dalla frammentazione del mercato, che rende più costosi gli investimenti infrastrutturali e limita lo sviluppo di nuove tecnologie come l’edge computing e le API, per cui manca il coordinamento sugli standard.

In merito, nel documento viene sviluppato un programma finalizzato proprio al superamento di tali vulnerabilità del mercato europeo.

La prima misura suggerita riguarda le condizioni di sviluppo dei programmi di ricerca e innovazione (R&I). Attraverso la riforma del prossimo programma quadro dell’UE, si ritiene necessario concentrarsi su un numero ridotto di priorità condivise con forti stanziamenti sull’innovazione dirompente. In tema di governance, si propone di trasformare l’European Innovation Council in un’agenzia simile ad ARPA (USA), capace di sostenere progetti ad alto rischio, la cui guida dovrebbe essere affidata ad esperti di innovazione e il cui bilancio dovrebbe essere raddoppiato.

Al fine di un miglior coordinamento della R&I tra gli Stati membri, si suggerisce la creazione di un’Unione per la Ricerca e l’Innovazione, in grado di sviluppare una strategia e una politica comune a livello europeo. Per facilitare questo processo, l’UE potrebbe promuovere un “Piano d’azione europeo per la ricerca e l’innovazione”, elaborato congiuntamente da Stati membri, Commissione europea, ricercatori e parti interessate del settore privato.

Si considera cruciale, inoltre rafforzare le istituzioni accademiche europee nella ricerca globale. Si suggerisce di raddoppiare il sostegno al Consiglio europeo della ricerca (CER) e di introdurre un programma specifico per le istituzioni accademiche, con miglioramento delle condizioni stipendiali dei ricercatori.

Anche il settore dell’invenzione, inoltre, deve essere potenziato. Ciò che il report raccomanda è l’implementazione di misure come una nuova condivisione equa delle royalty per la gestione dei diritti di proprietà intellettuale, l’adozione del “brevetto unitario” per uniformare la protezione della proprietà intellettuale, e una valutazione dell’impatto normativo sulle piccole e medie imprese. Inoltre, si propone un nuovo statuto giuridico per le start-up innovative – “Impresa Europea Innovativa” – che consentirebbe un’identità digitale unica e l’accesso a una legislazione armonizzata in tutta l’UE.

Con riferimento al tema infrastrutturale, si ritiene che l’Unione Europea abbia l’opportunità di abbattere i costi di implementazione dell’intelligenza artificiale (IA) attraverso l’espansione della sua capacità di calcolo, sfruttando la rete di supercomputer ad alte prestazioni creata con l’iniziativa EuroHPC. Infatti, dal 2018 l’UE ha sviluppato un’infrastruttura unica con supercomputer posizionati tra i migliori al mondo, destinata principalmente alla ricerca scientifica, ma ora aperta anche a start-up e PMI nel campo dell’IA. Inoltre, si propone di adottare un “modello federato di IA” che integri infrastrutture pubbliche e private per migliorare la competitività dell’UE.

Rispetto, invece, alla gestione dei dati, l’Unione Europea dovrebbe favorire il coordinamento intersettoriale e la condivisione per integrare l’intelligenza artificiale (IA) nell’industria. Lo sviluppo delle verticali di IA richiede una collaborazione tra operatori industriali, ricercatori e settore privato, per identificare problematiche specifiche. Ad esempio, per sviluppare un prodotto innovativo in una fabbrica usando un gemello digitale, è necessaria la replica dell’intera fabbrica e l’implementazione di algoritmi IA. Per facilitare questa cooperazione, l’UE dovrebbe promuovere un “Piano di priorità verticale per l’IA”, volto ad accelerare lo sviluppo dell’IA in dieci settori strategici, tra cui automotive, energia e sanità. La creazione di “regimi Sandbox per l’IA” a livello nazionale, coordinati a livello UE, permetterebbe alle aziende di testare soluzioni e fornire feedback alle autorità di regolamentazione sui vincoli normativi.

Il report, inoltre, aspira a fornire soluzioni nel bilanciamento tra sovranità digitale e competizione internazionale. Pur riconoscendo la superiorità dei “giganti del tech made in USA”, per garantire la sovranità europea, si ritiene fondamentale avere un’industria cloud domestica competitiva in grado di fornire soluzioni “sovrane”. La relazione suggerisce di stabilire politiche di sicurezza dei dati per facilitare la collaborazione tra fornitori di cloud europei e non, mantenendo l’accesso alle tecnologie degli hyperscaler statunitensi e assicurando la protezione dei dati per i fornitori europei di fiducia. Inoltre, si propone di negoziare un “mercato digitale transatlantico” con barriere minime, per garantire la sicurezza della catena di approvvigionamento e opportunità commerciali eque per le aziende tecnologiche europee e statunitensi, favorendo anche le PMI di entrambe le regioni attraverso una riduzione degli oneri normativi. In altri termini, sostituire la sovranità nazionale o europea, con una sovranità euro-atlantica, che riprenda i modelli di cooperazione e supporto in tema di difesa.

Anche le infrastrutture di comunicazione, però, richiedono importanti interventi. Per migliorare gli investimenti nella connettività, dunque, la strategia proposta prevede di modificare l’approccio dell’UE riguardo le dimensioni e il consolidamento degli operatori, puntando a creare un Mercato unico senza compromettere il benessere dei consumatori e la qualità del servizio. Si raccomanda di definire i mercati delle telecomunicazioni a livello europeo e di attribuire maggiore importanza agli impegni in innovazione e investimenti nelle norme per l’autorizzazione delle fusioni. Inoltre, si suggerisce di ridurre la regolamentazione nazionale in favore di un’applicazione ex post per i casi di abuso di posizione dominante e di armonizzare le norme di concessione delle licenze. È importante anche istituire un organismo europeo per sviluppare standard tecnici omogenei per l’implementazione di API di rete e edge computing, simile al modello adottato per il roaming negli anni ’90. Infine, per aumentare la capacità di investimento degli operatori, si propone di sostenere la condivisione degli investimenti tra i proprietari delle reti e le grandi piattaforme online che utilizzano in modo massiccio le reti dell’UE senza contribuire al loro finanziamento.

In tale ottica, dunque, la strategia di competitività dell’Europa per il prossimo decennio deve concentrarsi su tre aree prioritarie, supportate da significativi finanziamenti pubblici e privati:

–       Reti a banda larga, con l’obiettivo di sviluppare reti ad alta velocità e capacità (fisse, wireless, satellitari/ibride).

–       Computing e IA con la finalità di creare infrastrutture, piattaforme e tecnologie avanzate per lo sviluppo e la scalabilità dei servizi digitali, al fine di consentire l’innovazione, l’aumento della produttività e la crescita, focalizzandosi su cloud, calcolo ad alte prestazioni, quantistica e applicazioni industriali dell’IA.

–       Semiconduttori, allo scopo di rafforzare la catena del valore dell’elettronica e garantire sicurezza e forza industriale, trattandosi di misure essenziali per tutti i settori e come fattore abilitante strategico.

Con riferimento alle reti a banda larga, la regolamentazione e le politiche di concorrenza nel settore delle telecomunicazioni dell’UE hanno ostacolato il consolidamento di “Campioni europei”, favorendo una molteplicità di piccoli operatori nazionali e mantenendo i prezzi bassi per i consumatori. Ciò, se si è posto come un vantaggio in termini economici per la popolazione, soprattutto di breve periodo, ha posto diversi problemi sullo sviluppo di operatori in grado di contrastare lo strapotere straniero. Infatti, la regolamentazione “ex ante” ha limitato la crescita di grandi operatori paneuropei, in contrasto con il modello statunitense e cinese, dove la regolamentazione “ex post” ha favorito il consolidamento, permettendo a pochi grandi operatori di servire vaste popolazioni.

Dunque, secondo il report per completare il “Mercato unico digitale delle telecomunicazioni”, l’UE dovrebbe ridurre la regolamentazione ex ante, che disincentiva gli investimenti, e applicare norme ex post contro comportamenti anticoncorrenziali. Si propone, dunque, l’armonizzazione delle regole per servizi simili in tutta l’UE e la promozione di accordi commerciali per la condivisione dei costi infrastrutturali tra operatori e piattaforme online. Si raccomanda inoltre di semplificare la sicurezza informatica e favorire la “cloudificazione” delle piattaforme, per assicurare massima interoperabilità, ma con uno sguardo anche alla sicurezza. Infine, si ritiene fondamentale armonizzare le regole dello spettro radio e allungare la durata delle licenze, con l’obiettivo di favorire investimenti e migliorare la qualità dei servizi.

Rispetto, invece, al tema del computing e dell’IA, l’Unione europea dovrebbe puntare a diventare leader nello sviluppo dell’IA nei suoi settori strategici, sostenendo innovazione e ricerca. Le principali azioni da intraprendere includono:

  • Il rafforzamento dell’IA in settori chiave come produzione avanzata, robotica, chimica, telecomunicazioni e biotecnologie;
  • L’espansione della capacità di calcolo e la rete EuroHPC per supportare ricerca e imprese;
  • Il mantenimento del controllo su sicurezza e crittografia dei dati e il consolidamento dei fornitori di cloud europei;
  • Lo sviluppo della strategia per potenziare le infrastrutture informatiche anche con modelli di partenariato pubblico-privato.

Di rilievo anche gli interventi a livello normativo, finalizzati ad armonizzare le leggi sull’IA e semplificare il GDPR, facilitando la sperimentazione e riducendo gli ostacoli per le PMI.

Infine, con riferimento al nodo centrale dei semiconduttori, l’Unione deve ridurre il rischio di dipendenze strategiche, concentrandosi sui segmenti della supply-chain su cui ancora più sviluppare un vantaggio competitivo. Di qui la necessità di potenziare la ricerca negli ambiti in cui importanti soggetti europei sono già presenti; promuovere e sviluppare modelli di sovranità produttiva; nonché supportare le aziende UE di eccellenza, con difesa delle ambizioni negli ambiti di esportazione ed espansione dei mercati di riferimento.

Per raggiungere questo obiettivo, si propone una strategia europea basata su cinque pilastri. Questa include il finanziamento di laboratori di innovazione, promossi come centri di eccellenza, e la creazione di incentivi per favorire la progettazione innovativa e le aziende fabless, viste le difficoltà di aprire grandi fonderie in Europa. Si prevedono inoltre sovvenzioni per fonderie strategiche in settori dove l’UE ha vantaggi competitivi, il supporto allo sviluppo di chip mainstream e chiplet, e un sostegno alla produzione avanzata, con particolare attenzione al packaging 3D.

Appare chiaro, dunque, come il rapporto Draghi sottolinei la rilevanza della tecnologia per la competitività europea, ma evidenzi anche i forti limiti a cui il progresso è sottoposto. Il documento, dunque, propone una strategia mirata a superare la criticità dei vincoli normativi frammentati e delle carenze infrastrutturali, attraverso riforme nella ricerca, nella regolamentazione e nel supporto alle imprese innovative.

L’obiettivo centrale è, quindi, rafforzare la leadership dell’UE in settori strategici come IA, cloud e semiconduttori, promuovendo investimenti e sovranità tecnologica, inserendosi in quei segmenti di produzione in cui è ancora possibile maturare un vantaggio competitivo.