Questi scambi di telegrammi del 1901 mostrano in cosa consistessero le «briglie corte» di Giolitti sull’amministrazione (e sui prefetti). Cresciuto nell’amministrazione (era stato, prima di entrare in politica, impiegato in diversi ministeri, poi a lungo alla Corte dei conti e al Consiglio di Stato), egli conosceva gli uffici come nessun altro uomo di governo dell’Italia liberale (e forse anche di quelle fascista e repubblicana). Si notino la perentorietà del tono e la franchezza rude delle espressioni, tipiche dello «stile giolittiano di governo».
Telegramma di Giolitti, ministro dell’Interno, al Prefetto di Pisa Bacco, Roma, 3 giugno 1901.
Ella sapendo che Sua Maestà viaggiava forma privatissima commise atto gravissima sconvenienza presentandosi e presentando altre persone e lasciando avvicinare altre persone al treno. Mancanza è così grave che non posso lasciare a Lei altra alternativa che di andare in aspettativa per servizio o chiedere collocamento a riposo.
Telegramma inviato dal Prefetto di Como Segre a Giolitti, ministro dell’Interno, Cuneo, 21 agosto 1901.
In risposta al telegramma di V.E. n. 8402.
Il Galeotti fu ieri verso le ore 18 interrogato dal commissario di polizia, funzionando da segretario il delegato Gori, cui colui dettava. Un reporter di questo giornale «La Provincia» che attendeva nell’anticamera la cui finestra è adiacente a quella aperta del gabinetto del commissario ha potuto cogliere qualche frase interrogatorio telegrafandolo ai giornali. Tali frasi poi collimano con quelle propalate dal direttore del giornale anarchico «Il Risveglio» (…). Quindi nessuna indiscreta comunicazione ad estranei ufficio dell’interrogatorio.
Telegramma di Giolitti, ministro dell’Interno, al Prefetto di Como Segre Roma, 21 agosto 1901.
Un commissario di pubblica sicurezza che interroga un anarchico senza assicurarsi di non essere sentito da estranei commette tale atto di leggerezza che non può andare impunito e Le esprimo alta meraviglia che Ella Prefetto non lo comprenda.
Mi proponga misure disciplinari proporzionate alla gravità della mancanza tenuto conto della qualità del funzionario.
Telegramma di Giolitti, ministro dell’Interno, all’Ispettore generale delle carceri Doria, Roma, 21 ottobre 1901.
Vedo che i giornali pubblicano testo degli scritti trovati addosso a Musolino [il famoso brigante, arrestato in quei giorni, dopo una lunga latitanza]. Faccia formale inchiesta per stabilire chi è l’autore di così deplorevole indiscrezione dannosa agli interessi della giustizia e me ne trasmetta subito i risultati essendo necessaria una immediata esemplare punizione.
Dalle Carte di Giovanni Giolitti. Quarant’anni di politica italiana, II. Dieci anni al potere. 1901-1909, a cura di Giampiero Carocci, Milano, 1962, pp. 58, 96, 122.