La tensione fra USA e Cina si è manifestata nuovamente, in un provvedimento di revoca adottato dalla Federal Communications Commission – FCC, volto a revocare tutte le autorizzazioni concesse alla società pubblica cinese China Telecom. La vicenda sollecita varie considerazioni, fra cui la più interessante appare quella relativa alle funzioni della FCC che, autorità indipendente di regolazione del mercato delle telecomunicazioni, si è trovata a svolgere un ruolo dal carattere sostanzialmente politico.
Il 26 ottobre scorso la Federal Communications Commission – FCC statunitense ha adottato un provvedimento volto ad impedire all’azienda China Telecom – Americas di fornire servizi all’interno degli Stati Uniti. La FCC è un’Autorità indipendente che si occupa di regolare le telecomunicazioni sul suolo americano, mentre China Telecom rappresenta uno dei più grandi gruppi telefonici controllati dalla Repubblica Popolare Cinese. Nello specifico l’Order on Revocation and Termination adottato dalla FCC nei confronti della società pubblica cinese consiste nella revoca della precedente autorizzazione a costruire ed operare reti di telecomunicazione, concessa circa 20 anni fa sulla base della sezione 214 del Communications Act del 1934.
Tale revoca è stata motivata sulla base di considerazioni di sicurezza nazionale, un interesse pubblico che da tempo ormai guida i rapporti commerciali fra oriente e occidente, assumendo contorni sempre nuovi. In questo caso i timori per la sicurezza interna si sono progressivamente sviluppati all’esito dell’istruttoria condotta dall’FCC al fine di valutare se revocare o meno la menzionata autorizzazione.
Fra le motivazioni allegate al provvedimento di revoca, infatti, la prima consiste nel controllo esercitato sulla società da parte del Governo cinese, che potrebbe portare la società ad interrompere in qualsiasi momento un servizio di pubblica utilità su ordine dello stesso e senza alcun preavviso. La seconda motivazione addotta a sostegno del menzionato provvedimento, invece, consiste invece, nel rischio che le infrastrutture operate da China Telecom vengano utilizzate per operare una sorta di sorveglianza di massa o di vero e proprio spionaggio ai danni degli USA e, a tale riguardo, viene specificato che questo genere di preoccupazione è il frutto del mutato quadro dei rapporti con la Cina.
Fra le altre motivazioni a sostegno della revoca, inoltre, vengono esplicitamente menzionati il comportamento dei rappresentanti della China Telecom di fronte alla FCC durante l’istruttoria, ritenuto privo di affidabilità e sincerità e l’insufficienza di eventuali misure meno afflittive per lo scopo di garantire una piena tutela dell’interesse alla sicurezza nazionale.
Al di là delle evidenti considerazioni di stampo geopolitico che la vicenda può suscitare, risulta particolarmente interessante nella prospettiva del diritto amministrativo il ruolo svolto dalla FCC. L’interesse alla sicurezza nazionale, infatti, è opportunamente tutelato in vari Paesi da parte di autorità più o meno direttamente riconducibili all’esecutivo. Si pensi al caso del golden power italiano, esercitato dal Governo anche allo scopo di impedire acquisizioni predatorie da parte di investitori esteri, che potrebbero minare la sicurezza dello Stato (si veda, ad esempio, anche il caso della sicurezza cibernetica italiana, anche qui).
Tale interesse risulta estremamente difficile da definire in modo univoco ed oggettivo e, inevitabilmente, si presta ad essere adeguato in base ai mutamenti del quadro geopolitico, a meno di non volerne dare una definizione estremamente generica. Esso si presenta, quindi, come un concetto giuridico indeterminato, soggetto ad ampi margini di interpretazione. Pertanto, finché la sua tutela e la sua concreta definizione sono rimesse al potere esecutivo, nulla quaestio.
La FCC, invece, dovrebbe adempiere al compito di regolare il mercato delle telecomunicazioni statunitensi sulla base di valutazioni di carattere tecnico, data la sua natura di Autorità indipendente. D’altro canto, l’esigenza preminente di dare attuazione alle nuove linee di politica internazionale del Governo ha evidentemente piegato il ruolo della FCC anche a quello di tutrice della sicurezza nazionale.
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