Edito nel 1928, Burocrazia, ordinamenti amministrativi e fascismo di Renato Spaventa, stretto collaboratore dell’ormai ex ministro delle Finanze Alberto de’Stefani che ne firmò la prefazione, costituisce uno degli studi critici più attendibili sul tema della riforma amministrativa, appena realizzata (1923) ma già visibilmente inferiore quanto ai risultati alle attese che ne avevano accompagnato l’approvazione. Spaventa – il padre di quel Luigi Spaventa che sarà più tardi eminente economista e studioso delle finanze, professore alla Sapienza di Roma e ministro della Repubblica – vi denunciava in oltre 400 pagine e sulla scorta di una serissima raccolta di dati statistici – i limiti storici dell’assetto burocratico italiano, che neppure la riforma fascista era riuscita a rimuovere.
Bisognerebbe cambiar metodo, sveltire questa macchina che mal risponde alle esigenze della vita. E sembrerebbe cosa facile; basterebbe un po’ di buona volontà per ottenere un acceleramento di lavoro che potrebbe dare vantaggi sensibilissimi. Ma ad un rinnovamento logico par che si opponga un qualche durissimo ostacolo, se, nonostante i decreti, i comandamenti, le raccomandazioni, dopo mesi, dopo anni, ancora non si riesce a mutar nulla nella routine burocratica. Gli è – bisogna dire la verità con tutta franchezza, anche se è dura – che, per mutare rotta bisognerebbe prima cambiare gli individui che governano la nave; o, almeno, trasformarne la mentalità. Ed è più facile cambiare gli individui che riplasmare un cervello dove i vecchi schemi si sono incasellati e incastrati sì da formarne parte integrante. Lo sforzo rinnovatore del Fascismo urta contro le vecchie mentalità. Ad uomini adusati per tutta la vita, per una non breve vita d’ufficio a determinati metodi, deve sembrar cosa impossibile allontanarsene (…). Leggi e decreti non bastano; occorre che ci siano quelli che vogliono e sappiano farli osservare, quelli che sappiano applicarli.
Renato Spaventa, Burocrazia, ordinamenti amministrativi e fascismo, con prefazione di Alberto de’Stefani, Milano, Fratelli Treves Editori, 1928, pp. 103-104.