Pubblicato nella sezione “Opinioni” del Corriere della Sera l’editoriale di Sabino Cassese “La nuova sfida dei dirigenti pubblici“:
“Aveva tentato Andreotti nel 1972: creò la dirigenza statale, staccandola dal personale direttivo, ma non riuscì a ridurla a unità. L’apparato pubblico è, quindi, rimasto come un insieme di corpi separati, talora di feudi. Eppure da un buon vertice dipende la forza della macchina amministrativa. Lì debbono accedere i migliori, in condizioni di eguaglianza, esclusivamente per merito, abbandonando la concezione proprietaria del posto e della carriera, coniugando sensibilità agli indirizzi politici (altrimenti si interrompe il circuito democratico) con separazione dai partiti e dagli interessi (altrimenti si perde l’imparzialità). Giunge ora in porto la riforma approvata dal governo in attuazione della legge Madia sulla riforma della pubblica amministrazione.”