Un significativo passaggio di una riservatissima di Alberto Beneduce, all’epoca consigliere di amministrazione del nuovo istituto da lui stesso ideato in stretta collaborazione col ministro di Agricoltura, industria e commercio Francesco Saverio Nitti, al quale la missiva è indirizzata.
La lettera non reca l’anno. Probabilmente la si deve collocare non subito dopo l’istituzione dell’Ina, legge 4 aprile 1912, n. 305, ma nel 1916, quando Beneduce stese – come risulta da altre carte – la relazione al bilancio di cui si accenna. Si intravedono i primi ostacoli (presidente dell’Ina era stato nominato il direttore generale Bonaldo Stringher) e forse le resistenze di quella che viene qui chiamata «la microcefalia burocratica».
Nitti aveva dichiarato alla Camera di non voler creare «un nuovo organo della burocrazia statale, ma una vera e propria impresa, con carattere mercantile, che non differisca dalle similari se non in quanto alla proprietà ne appartenga allo Stato, invece che ad azionisti e soci».
Eccellenza, (…) le cose dell’Istituto vanno sempre a passo di lumaca. Sto ora scrivendo, per incarico del Presidente, la relazione per i criteri di formazione del bilancio. Alla Sua venuta a Roma potremo parlare a lungo di questo Suo figliuolo, nato sano e vigoroso cui la microcefalia burocratica vuole segnare confini di vita entro i quali la torpidità mentale sua può seguirlo (…).
Archivio centrale dello Stato, Francesco Saverio Nitti, Carteggio, fasc. 92, fasc. Alberto Beneduce, Beneduce a Nitti, Roma, 24 aprile s.a. (su carta Ina. Consiglio di amministrazione).