James Bridle, Nuova era oscura, Nero edizioni, 2019

La rete e le nuove tecnologie spingono il progresso verso frontiere sino a poco tempo fa impensabili. Ma, allo stesso, tempo i modelli computazionali, alla base dei processi digitali, diventano sempre più complessi, calando la nostra quotidianità in una realtà spesso incomprensibile. Con argomentazioni brillanti e stile poliedrico, James Bridle analizza le contraddizioni dell’evoluzione tecnologica, offrendo una via umanistica per uscire dall’oscurità che a questa rischia di accompagnarsi.

Il 18 gennaio del 1915, all’inizio della Prima guerra mondiale, Virginia Woolf annotava sul proprio diario: “Il futuro è oscuro, che poi è il meglio che si possa chiedere al futuro, credo”.

Il pensiero è riportato nell’introduzione del libro di James Bridle e ne sintetizza appieno il senso.

Bridle, che prima ancora di essere uno scrittore è un affermato artista visuale, muove il suo ragionamento da una doppia considerazione. La prima è che l’onda portante del progresso, dall’Illuminismo in poi, è sempre stata l’idea che la conoscenza intesa come quantità di informazioni, generasse migliori decisioni e avanzamenti della cultura e della società. La seconda è che oggi, proprio la sovrabbondanza di informazioni e la pluralità di visioni del mondo, che offre la tecnologia, a partire da internet, fatica a produrre consenso su di una realtà coerente, dando vita, al contrario, a narrazioni semplicistiche e politiche post-fattuali.

Partendo da questo punto, Bridle ci offre un’immersione a occhi aperti nella “nuova era oscura”, soffermandosi, tra l’altro, sui paradossi prodotti dall’adozione dei modelli computazionali, sulla difficoltà, in più campi, di controllare il sistema connessionista dell’intelligenza artificiale, che noi stessi abbiamo teorizzato e poi costruito, nonché sugli effetti sociali non preventivati, anche in termini di qualità dell’informazione, prodotti, in vari settori, dal ricorso ai big data.

Non solo il contenuto, ma anche lo stile del libro rispecchia la personalità poliedrica e lo sguardo criticamente politico del suo autore. Bridle utilizza, in maniera brillante, dati scientifici, esempi tratti dall’attualità, aneddoti sulla storia della tecnica e riferimenti a opere d’arte di più epoche per indicare un possibile percorso di acquisizione di consapevolezza del funzionamento della tecnologia e di governo di essa.

Il risultato è un lavoro originale e documentato, che incita il lettore alla riflessione critica, su più piani, incluso quello giuridico, senza suggerire mai l’utilità di sposare visioni apocalittiche della realtà, ma riconoscendo, al contrario, che, un po’ come nel pensiero di Virginia Woolf, sintetizzato da Bridle, “l’oscurità può essere anche un luogo di libertà e di possibilità, un luogo di uguaglianza”.

 

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