Intelligenza Artificiale: la sfida del Governo

Fonte: Microsoft Copilot

 

Il Governo dovrà affrontare un’importante sfida alla guida dello sviluppo dell’intelligenza artificiale nel nostro paese, attraverso la definizione di una regolamentazione a livello nazionale e l’individuazione di strumenti incentivanti, a sostegno della ricerca e della PMI. Analisi e prospettive, alla luce dei più recenti studi sugli investimenti, sulla ricerca e sullo sviluppo di sistemi di IA e sulla strategia nazionale 2024-2026.

Il dibattito sull’intelligenza artificiale è al centro dell’agenda politica nazionale e sovranazionale e, come preannunciato in vista del vertice che ha ospitato a Trento i ministri dei paesi del G7, il governo italiano ha licenziato una prima bozza del DDL in materia di intelligenza artificiale.

Il testo è destinato a essere discusso e rivisto in sede parlamentare, ma si possono evidenziare i tratti salienti del provvedimento che, secondo l’esecutivo, ha lo scopo di bilanciare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e i rischi legati al loro uso improprio, senza sovrapporsi al Regolamento Europeo sull’Intelligenza Artificiale (di seguito anche “AI ACT”), ma, anzi, accompagnandone il quadro regolatorio in quegli spazi, propri del diritto interno, in cui l’utilizzo di sistemi e modelli di intelligenza artificiale potrebbe avere un impatto significativo a livello sociale ed economico (così il comunicato stampa del Governo). Il disegno di legge, in particolare, mira a promuovere un uso responsabile e antropocentrico dell’IA e, in linea con la recente regolazione europea, disciplina la sua applicazione sul presupposto che la tecnologia debba fungere da mezzo a servizio dell’uomo, nel rispetto dei diritti fondamentali. Il disegno di legge, pertanto, introduce disposizioni che, in qualche modo, anticipano le previsioni contenute nell’AI ACT (dato che molte di esse non saranno operative prima del 2026) e, al contempo, prevede specifiche norme di settore al fine di fornire una risposta ad alcune delle preoccupazioni manifestate sull’utilizzo di IA in settori come la sanità, la pubblica amministrazione, la giustizia e le professioni.

Uno degli aspetti più rilevanti riguarda la dotazione finanziaria messa in campo dal governo al fine di consolidare la strategia nazionale per l’intelligenza artificiale, delineata nel documento pubblicato dall’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) e dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed elaborato con la consulenza del comitato di esperti costituito ad hoc.

La strategia nazionale 2024-2026 (il cui Executive Summary è stato recentemente pubblicato dall’AgID e se ne è parlato qui, su questo Osservatorio), costituisce la premessa per il DDL e riprende, ampliandolo, il documento strategico 2022-2024 (di cui si è parlato qui, su questo Osservatorio) per rafforzare le competenze e attrarre talenti, aumentare i finanziamenti della ricerca avanzata sull’IA, incentivare l’adozione dell’IA nella PA e nei settori produttivi, indicando 10 punti chiave da implementare nelle 4 direttrici individuate: Ricerca, Pubblica amministrazione, Imprese e Formazione. Rispetto agli ambiti della ricerca, il documento prefigura l’utilizzo degli stessi strumenti previsti dal PNRR, consolidando le iniziative di co-progettazione da partenariato esteso pubblico-privato come veicoli di finanziamento e per aggregare competenze diverse; quanto al sistema produttivo, è prevista l’istituzione di fondi a sostegno della piccola media impresa per potenziare il sistema ICT e incentivare la creazione di start-up innovative, puntando altresì alla formazione al fine di diffondere la conoscenza dell’IA nel sistema di istruzione e nei luoghi di lavoro, con il precipuo intento di definire una strategia di “fund of funds” al fine di creare un fattore di moltiplicazione di investimenti per un totale di 2 miliardi di euro. Il documento strategico, tuttavia, sembra partire dall’offerta e dal consolidamento di soluzioni già adottate anziché da un’analisi della situazione attuale, delle criticità delle azioni già attuate, dei bisogni e della domanda di innovazione, che individuino strumenti agili e veloci, senza indicare le modalità concrete di intervento nelle direttrici di lavoro individuate. In ogni caso, conferma l’impostazione di uno Stato dirigista, che governi le direzioni di sviluppo dell’IA, come anticipato in un’intervista del Sottosegretario Butti, secondo il quale lo Stato deve essere motore e faro di qualsiasi innovazione, garantendo il supporto all’investimento e alla sperimentazione dei privati e contestualmente il rispetto dei diritti.

Seguendo tale approccio, il disegno di legge sull’intelligenza artificiale conferma la collaborazione pubblico-privato e prevede investimenti per un ammontare complessivo di 1 miliardo di euro nei settori dell’intelligenza artificiale, della cybersicurezza, del calcolo quantistico, delle telecomunicazioni e delle tecnologie per queste abilitanti, sotto il controllo di AgID e dell’Agenzia nazionale per la cybersicurezza nazionale (ACN), deputate, ciascuna per la parte di propria competenza, a vigilare sulla corretta applicazione dei sistemi di intelligenza artificiale e della relativa normativa nazionale ed europea. Le risorse sono quelle previste nel piano industriale di CDP Venture Capital, che sosterrà gli investimenti pubblici nell’IA italiana attraverso fondi dedicati, seguendo tre direttrici principali: i) trasferimento tecnologico al fine di valorizzare la ricerca e le eccellenze universitarie italiane e portarle a diventare impresa; ii) gli investimenti in aziende già esistenti che hanno bisogno di consolidarsi e iii) investimenti orientati a creare un campione nazionale per il large language model italiano, che possa assicurare supporto ai processi industriali di domani e garantire nel contempo la protezione dei dati sensibili.

Questi investimenti dimostrano l’impegno del governo italiano nel favorire lo sviluppo e l’adozione dell’IA ed essere maggiormente competitivo a livello globale, sebbene non appaiano sufficienti a colmare il gap con gli altri paesi europei ed extra UE.

È noto, infatti, che l’Italia, e più in generale l’Europa, sia molto in ritardo. L’ultimo Report sui trend dell’IA arriva dalla Stanford University, secondo cui, nel 2023, gli investimenti in IA negli Stati Uniti hanno raggiunto i 67,2 miliardi di dollari, quasi 8,7 volte di più rispetto alla Cina, il secondo investitore più importante, mentre gli investimenti privati nell’Unione Europea, compreso il Regno Unito, non raggiungono i 10 miliardi di dollari. L’industria continua a dominare la ricerca e lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale a discapito delle università, sia per la fuga di talenti dalle università e sia per i costi elevati della ricerca.  Inoltre, i migliori talenti preferiscono lavorare nelle imprese anziché nelle università, sia perché meglio remunerati e sia per la possibilità di sviluppare progetti innovativi.

Con specifico riferimento all’Italia, nel 2023 c’è stata una crescita significativa negli investimenti in intelligenza artificiale (IA). Secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, il mercato dell’IA in Italia è cresciuto del 52%, raggiungendo un valore di 760 milioni di euro, con un aumento anche nel numero di start-up sul territorio. La  maggior parte degli investimenti riguarda soluzioni di analisi e interpretazione di testi per la ricerca semantica, di classificazione, sintesi e spiegazione di documenti o agenti conversazionali tradizionali. Sei grandi imprese italiane su dieci hanno già avviato un qualche progetto di Intelligenza Artificiale, almeno a livello di sperimentazione.

Tuttavia, nonostante questi progressi e le eccellenze nella ricerca, l’Italia occupa soltanto il 23° posto nella corsa globale all’IA, secondo quanto rilevato dal Global AI Index nel giugno 2023. Diventa dunque essenziale migliorare la competitività, investendo non soltanto in ricerca e sviluppo ma anche finanziando le piccole e medie imprese (PMI), che costituiscono, per un verso, i migliori laboratori dove sviluppare l’IA perché hanno meno da perdere in termini reputazionali, ma, per altro verso, rappresentano il settore in cui si riscontrano maggiori difficoltà nell’adozione dell’IA, soprattutto per la mancanza di budget adeguati. Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, il 60% circa delle grandi imprese dichiara di avere all’attivo almeno una sperimentazione IA, ma il dato crolla al 18% per le PMI nel 2023, anche a causa dei costi della compliance. Al riguardo, uno studio di Intellera Consulting stima che il lancio di un sistema IA conforme, per una PMI, potrebbe richiedere circa 300.000 euro, pari all’1,3% del fatturato della PMI tipo. Si tratta di un importo tale da poterne precludere l’accesso al settore.

In considerazione dell’attuale stato dell’arte, quindi, i primi commentatori del DDL hanno mostrato alcune perplessità sull’opportunità di adottare una normativa italiana sull’intelligenza artificiale, ancor prima della piena entrata in vigore del Regolamento Europeo, evidenziando che una normazione pervasiva e non armonizzata possa mettere in difficoltà gli operatori e frenare l’innovazione, tanto più che gli investimenti non appaiono commisurati agli obiettivi che il governo vorrebbe raggiungere. Gli investimenti richiamati nel DDL, infatti, fanno riferimento anche ad altre tecnologie per cui vi è il rischio che soltanto una quota parte del miliardo di euro previsto nel piano industriale di CDP sia destinata all’intelligenza artificiale, considerare il fatto che nel DDL è stata inserita la clausola dell’invarianza finanziaria.

In conclusione, la sfida che il governo si pone, prospettando importanti investimenti nell’IA, sembra non tener conto della situazione attuale in cui, peraltro, l’Istat ha alzato il deficit 2023 dal 7,2 al 7,4% con 4.65 miliardi di indebitamento extra. E la stessa strategia nazionale appare più una dichiarazione di intenti che una programmazione operativa di medio-lungo periodo. È dunque auspicabile che, in sede di discussione parlamentare, siano recepite le criticità rilevate dagli operatori del settore e siano introdotte misure concrete su cui fondare la annunciata strategia nazionale.

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