Sono tempi bui sia per gli intellettuali, sia per i mezzi di cui si valgono per farsi ascoltare.
Se “uno vale uno“, l’uno vale l’altro, non c’è differenza tra il sapiente e l’ignorante.
Dobbiamo rassegnarci al trionfo degli apedeuti, come veniva chiamato nella Francia dell’illuminismo chi, non capace o non incline a seguire un corso severo di studi, congiura a screditare il sapere, così facendosi un merito della propria ignoranza?
Si può ritenere che la figura dell’intellettuale sia ancora riconosciuta?
Continua a leggere l’intervento di Sabino Cassese pubblicato sull’inserto del quotidiano il Foglio dello scorso 16 marzo.