L’AgID ha recentemente pubblicato il nuovo Piano Triennale per l’informatica nella p.A. con l’obiettivo di stimolare, facendo leva sulla pubblica amministrazione, la trasformazione digitale del Paese. Il Piano può costituire il punto di partenza per la costruzione di un paradigma amministrativo (autenticamente) “4.0”, a condizione che le amministrazioni si riveleranno capaci di esprimere adeguate competenze tecnico-organizzative senza relegare in secondo piano le esigenze di tutela dei cittadini coinvolti.
In ottemperanza all’articolo 14-bis del D.Lgs. n. 82/2005 (cd. “Codice dell’amministrazione digitale”), il 12 agosto 2020 l’Agenzia per l’Italia digitale (“AgID”) ha pubblicato il nuovo Piano triennale per l’informatica nella PA 2020-2022 per la digitalizzazione della pubblica amministrazione in Italia (sullo stato dell’arte della digitalizzazione in Italia v. B. Carotti, Le Confessioni dell’indice DESI, in questo Osservatorio; le recenti misure normative in tema di digitalizzazione amministrativa sono ampiamente illustrare nel post di P. Clarizia, Il decreto n. 76/2020 per la semplificazione e l’innovazione digitale: la pandemia riuscirà dove tutti hanno fallito?).
Il nuovo Piano rappresenta la naturale evoluzione dei due Piani precedenti: mentre la prima edizione gettava le basi per la creazione di un modello strategico dell’informatica nella p.A. e la seconda edizione si proponeva di dettagliare l’implementazione di tale modello, l’edizione 2020-2022 si concentra sulla effettiva implementazione delle azioni previste nei precedenti Piani. A tale scopo, la strategia sottesa al Piano è orientata in una triplice direzione: (i) favorire lo sviluppo di una società digitale «attraverso la digitalizzazione della pubblica amministrazione che costituisce il motore di sviluppo per il paese»; (ii) promuovere un modello di sviluppo sostenibile, etico ed inclusivo, al servizio delle persone, delle comunità e dei territori; e, al contempo, (iii) contribuire alla diffusione delle nuove tecnologie digitali nel tessuto produttivo italiano, «incentivando la standardizzazione, l’innovazione e la sperimentazione nell’ambito dei servizi pubblici».
Per perseguire tali obiettivi, il Piano individua dodici principi guida (digital & mobile first; cloud first; servizi inclusivi e accessibili; dati pubblici come bene comune; interoperabilità by design; sicurezza e privacy by design; user-centric, data driven agile; once only; transfrontaliero by desgin; codice aperto), già direttamente o indirettamente desumibili dal Codice dell’amministrazione digitale come novellato dal d.lgs. n. 179/2016 e che, più di recente, hanno ispirato la riforma recata dal D.L. n. 76/2020, conv, con l. n. 120 dell’11 settembre 2020.
Tali principi – ed è questa la parte di maggiore interesse del Piano – sono applicati a sei componenti tecnologiche (servizi, dati, piattaforme, infrastrutture, interoperabilità e sicurezza), mediante l’individuazione dei persistenti nodi critici e delle principali linee di intervento da perseguire nel prossimo triennio.
Rispetto alla prima componente tecnologica, i servizi, la soluzione proposta dall’AgiD è quella di mettere – quanto più possibile – a fattore comune le soluzioni applicative adottate dalle diverse amministrazioni, superando le persistenti frammentazioni e gli approcci settoriali. A tale scopo sono individuate quattro azioni strategiche da approntare nel prossimo triennio: (i) l’utilizzo più consistente del canale telematico attraverso soluzioni software già esistenti; (ii) il riuso e la condivisione di software e competenze tra le diverse amministrazioni; (iii) l’adozione di modelli e strumenti validati e open source; e, infine, (iv) il costante monitoraggio da parte delle p.A. dei propri servizi on line.
La seconda componente tecnologia del Piano è rappresentata dalla valorizzazione del patrimonio di dati già in possesso delle pubbliche Amministrazioni, considerato un asset fondamentale «per affrontare efficacemente le nuove sfide dell’economia dei dati, supportare la costruzione del mercato unico europeo per i dati, garantire la creazione di servizi digitali a valore aggiunto per cittadini nonché per fornire ai policy maker strumenti da utilizzare nei processi decisionali» (sull’utilità dei dati come strumento di policy si è già parlato qui).
In quest’ottica, in attuazione dell’art. 50-ter del CAD, il Piano prevede l’istituzionalizzazione di una piattaforma digitale dei dati (cd. “PDND”) all’interno della quale convogliare il patrimonio di dati raccolto dalle singole amministrazioni (sulle ulteriori novità relative alla piattaforma PDND si rinvia ancora al post di P. Clarizia)
Terza componente strategica del piano è rappresentata dalle piattaforme tecnologiche. L’utilizzo di tale supporto tecnologico – secondo l’AgID – può consentire di migliorare notevolmente l’efficienza e di generare risparmi economici, favorendo la semplificazione e la riduzione degli oneri amministrativi a carico di imprese, professionisti e cittadini e di stimolare la creazione di nuovi servizi digitali. Da un lato, il Piano promuove l’avvio di nuove piattaforme per la razionalizzazione di servizi per le amministrazioni ed i cittadini (ad esempio una piattaforma per l’integrazione e delle soluzioni di CUP regionali; una piattaforma digitale nazionale dei dati); dall’altro, viene proposta la razionalizzazione e l’implementazione delle piattaforme già esistenti (ad esempio incrementando il livello di alimentazione e di digitalizzazione del fascicolo sanitario elettronico con i documenti sanitari provenienti dalle strutture sanitarie territoriali).
La quarta componente tecnologica del Piano è rappresentata dalle infrastrutture: la strategia di modernizzazione del settore pubblico impone, secondo l’AgID, il parallelo sviluppo di infrastrutture solide e robuste, in grado di sostenere l’erogazione sia di servizi pubblici a cittadini e imprese sia di servizi essenziali per il Paese.
La quinta linea di intervento è rappresentata dall’interoperabilità. Tale requisito è considerato fondamentale al fine di permettere la collaborazione e l’interazione telematica tra pubbliche amministrazioni, cittadini ed imprese, favorendo l’attuazione del principio once only e recependo le indicazioni dell’European Interoperability Framework.
Infine, la sesta linea direttrice è la sicurezza informatica, indispensabile per consentire alle p.A. di fare efficacemente fronte alle crescenti minacce cibernetiche. La capacità di contrastare tali pericoli riveste – secondo l’AgID – carattere fondamentale non solo a garanzia della disponibilità, integrità e riservatezza delle informazioni proprie del Sistema informativo della Pubblica Amministrazione, ma anche al fine di assicurare la fiducia dei cittadini nei servizi digitali erogati dalla pubblica Amministrazione.
Prendendo le mosse da tali obiettivi e linee di intervento, i tre capitoli finali del Piano passano a delineare gli strumenti di governance da perseguire nel prossimo triennio, attraverso la definizione di una puntuale roadmap che le amministrazioni dovranno impegnarsi a seguire.
Indubbiamente, l’approccio del Piano si pone in sintonia con gli orientamenti espressi in sede europea, contribuendo a delineare i tratti concreti della – tanto invocata, ma fino ad ora mai compiutamente realizzata – “Amministrazione 4.0”.
La sua buona riuscita dipenderà, però, in larga parte dalla capacità delle amministrazioni di esprimere adeguate competenze tecniche ed organizzative e, prima ancora, di sviluppare un approccio digitale nello svolgimento delle proprie funzioni amministrative mantenendo, al contempo, fermi i principi e le garanzie che sono alla base del proprio assetto organizzativo e funzionale.
Emblematico è il caso della piattaforma PDND. Una maggiore interconnessione tra i sistemi informatici in dotazione alle pubbliche amministrazioni, unita ad una accresciuta capacità di analisi dei dati da parte degli uffici interconnessi, può avere riflessi significativi sulla efficienza dell’azione amministrativa. Ma può anche condurre – e il profilo di potenziale criticità non è sfuggito al Garante per la privacy – a nuove modalità di ingerenza nella sfera privata e, addirittura, a nuovi strumenti di controllo.
Lo stesso principio di digital first – che costituisce il “cuore pulsante” della strategia delinata dall’AgiD – può dare buona prova di sé solo se accompagnato da una effettiva alfabetizzazione digitale a vantaggio di tutti i cittadini, e in particolare delle fasce deboli (sul tema del persistente divario digitale in Italia v. in questo Osservatorio, G. Buttarelli, L’Italia adotta una Strategia per le competenze digitali; sui rischi della non inclusività della digitalizzazione amministrativa si è già parlato qui), al contempo assicurando la piena comprensibilità, per i cittadini ma anche per gli stessi funzionari amministrativi, dell’azione amministrativa informatizzata.
In ultima analisi, l’(auspicabile) digitalizzazione delle funzioni amministrative rende necessario mettere a punto contrappesi adeguati al fine di garantire un corretto bilanciamento tra esigenze di efficientamento ed ammodernamento da un lato, e tutela del cittadino dall’altro. Senza dimenticare che – per la natura intrinsecamente dinamica del progresso tecnologico – si tratta di un equilibrio che non è suscettibile di essere fissato una volta per tutte, ma che esige di essere continuamente rimesso in discussione ed aggiornato, di pari passo con l’evoluzione della tecnica.
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