Gli interrogativi che il susseguirsi degli interventi pone sono molti.
In primo luogo, un moltiplicazione della fase 2, con possibilità di ritorni all’indietro. In secondo luogo, la presenza di divieti che è difficile classificare come limitazioni alla libertà di circolazione sulla base dell’articolo 16 della Costituzione: ad esempio, la possibilità di fare feste in abitazioni private.
Non tutti i molti dpcm erano urgenti: quello del 26 aprile si riferisce al periodo che cominciava il 4 maggio e due giorni per consultare il Parlamento si potevano trovare. Anche sotto la pressione dell’urgenza, la condotta avrebbe potuto essere più razionale e rispettosa della Costituzione. Così non è stato.
Continua a leggere l’intervista a Sabino Cassese pubblicata sul quotidiano il Foglio dello scorso 5 maggio.