Il Ministero dell’istruzione e l’uso del cellulare in classe: divieto assoluto per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo d’istruzione

La circolare pubblicata l’11 luglio 2024 dal Ministro Valditara, facendo seguito alla nota n. 107190 del 19 dicembre 2022, dispone ulteriori regole sull’utilizzo degli smartphone, proibendone l’utilizzo nelle scuole dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, per tutto l’anno scolastico 2024/2025. La decisione si pone nel solco di numerose ricerche che hanno dimostrato come l’appiattimento sociale sempre più visibile nei bambini in tenera età sia soprattutto arrecato dall’utilizzo del cellulare o di altri dispositivi ad esso parificabili.

 

La questione relativa all’utilizzo del cellulare nelle scuole non è certamente una novità.

Invero, sempre più spesso il tema è oggetto di particolare attenzione da parte di tutte le componenti in causa, partendo dai professori in classe e dai dirigenti scolastici, proseguendo con le istituzioni scolastiche in generale e i pedagogisti, giungendo fino al vertice politico rappresentativo del settore di afferenza, il Ministro dell’istruzione.

Le istituzioni di riferimento nel corso degli ultimi vent’anni sono intervenute più volte ed in diversi modi (da ultimo, da parte dello stesso Ministro Valditara che nel 19 dicembre 2022 aveva fornito indicazioni rilevanti circa l’utilizzo del cellulare in classe) a partire dal 2007, quando per la prima volta si affrontava il problema sulla gestione dei cellulari in classe.

Dalle prime novità molto è cambiato. La società si è trasformata di pari passo con l’evoluzione tecnologica, come hanno fatto i giovani ragazzi che popolano le classi delle scuole dell’obbligo e come hanno fatto, in modo differente, anche le stesse istituzioni scolastiche che si sono adeguate ai nuovi livelli tecnologici richiesti da una digitalizzazione in costante ascesa.

Per comprendere al meglio il problema che sta attorno all’utilizzo del cellulare in classe e valutare le criticità e le positività dell’utilizzo di questi strumenti è opportuno analizzare due differenti aspetti. Da un lato, l’aspetto cognitivo e comportamentale che comporta l’utilizzo degli smartphone, soprattutto sui ragazzi che in tenera età si apprestano ad affrontare le prime avventure scolastiche.

Mentre, sotto altro punto di vista, verificando lo stato e l’andamento delle sfide tecnologiche riguardanti direttamente la pubblica amministrazione scolastica, in virtù di quanto previsto dal Piano Nazionale Scuola Digitale (da ora in poi PNSD) attraverso cui si è dato ampio slancio ad un nuovo sistema della scuola italiana, per certi versi rivoluzionario, al fine di adeguarla agli innovativi mezzi digitali per un nuovo posizionamento del sistema educativo nell’era digitale (si rinvia anche a C. Petrone, V. Zuccari, La digitalizzazione nelle scuole: potenziale non sfruttato e nuove sfide).

Non vi è dubbio che l’aspetto più preoccupante, nonché principale, della circolare è quello comportamentale e l’incidenza che hanno i cellulari sulla vita scolastica dei più giovani. In tal senso, la circolare valorizza diversi studi internazionali (in particolar modo il Rapporto Unesco “Global education monitoring report, 2023: technology in education: a tool on whose terms?”) i quali dimostrano che l’uso costante delle varie tecnologie assimilabili agli stessi smartphone, comportano un abbassamento del livello di attenzione in classe con conseguenti deficit, mancanze cognitive e, per quel che riguarda il processo d’istruzione e formazione scolastico, un notevole impatto negativo sull’apprendimento. Come ampiamente motivato nella nota del Ministero, gli effetti negativi dell’uso dei cellulari non si limiterebbe al solo ambito scolastico ma avrebbero una ricaduta in tutti gli aspetti della vita dei giovani, a partire dal contesto sociale e ludico, aprendo le porte ad un vero e proprio “isolamento sociale volontario”.

In tempi recenti, il tema è stato affrontato anche in Senato, dalla Commissione permanente Istruzione pubblica, beni culturali che nella seduta del 9 giugno 2021, ha approvato un documento in cui si descrivevano con forte preoccupazione gli effetti negativi portati dalla tecnologia nella vita dei ragazzi, specie i più giovani.

Nel documento citato, tra i vari problemi sollevati, quello che ha destato maggiori preoccupazioni anche in sede politica, è da rinvenire nella concreta possibilità che si determini la perdita di facoltà mentali fondamentali tra le quali vi rientrano la capacità di concentrazione, la memoria, il pensiero critico, l’adattabilità e la capacità di argomentazione. Gli effetti riscontrati sono simili a quelli che si rilevano sui tossicodipendenti e gli esiti finali sono destinati a peggiorare in modo direttamente proporzionale alla progressiva crescita e diffusione della tecnologia digitale, soprattutto nei giovani.

L’esempio più allarmante, riportato anche nella circolare, che evidenzia la criticità della situazione in atto è da riferirsi al fenomeno giapponese in cui è stato coniato il termine “hikikomori” termine per descrivere i giovani che, isolandosi completamente dalla società, rinunciano a studiare, lavorare e socializzare, scegliendo di rimanere chiusi in casa, confinandosi perfino nella propria stanza, per combattere una condizione di ansia da prestazione a cui la vita reale li costringe, fenomeno di “stasi virtuale” che si aggira intorno ad un milione di casi.

Alla luce di queste considerazioni si è affermato che la tecnologia e in particolare l’utilizzo degli smartphone contribuirà ad una inevitabile “riduzione della neuroplasticità, ovvero nello sviluppo di aree cerebrali dedicate a funzioni specifiche”, concorrendo a portare effetti negativi sia nel breve che nel lungo periodo per la vita delle generazioni future, dato che oltre a diminuire le capacità mentali, porta ad uno scollamento con la realtà che si traduce in un progressivo isolamento e mutismo sociale. Tali conseguenze negative si riflettono direttamente sull’autostima e l’identità dei ragazzi fino a diventarne, a tutti gli effetti, anche una dipendenza che non in modo allarmistico viene paragonata ad una droga che può portare a conseguenze ancor più gravi come anche i più tristi e noti casi di autolesionismo, anoressia e bulimia.

I riscontri ora evidenziati contrastano apertamente con il nuovo sistema scolastico in cui è centrale lo l’impiego del digitale. A partire dal 2015, con il decreto del 27 ottobre 2015, n. 851, il Ministero ha adottato il PNSD, in cui per un verso si intende migliorare il sistema scolastico accrescendo le competenze degli operatori ma in cui perno fondamentale per l’apprendimento e la formazione degli studenti è l’utilizzo della tecnologia, in tutte le sue forme. (Per un approfondimento, si veda anche B. Algieri, Università & Scuola Online: Una Nuova Frontiera?)

Il PSND indirizza l’attività di tutta l’amministrazione a favore dell’innovazione digitale a partire dalle risorse dei Fondi Strutturali Europei (Pon istruzione 2014 – 2020) e dai fondi della legge 107/2015 a cui, in tempi recenti si sono aggiunti i fondi del PNRR e del React EU che ha fornito fondi aggiuntivi per il periodo post – pandemia, senza dimenticare l’impulso straordinario che nell’ambito della formazione dei docenti è stato dato alla didattica digitale (con gli esempi della piattaforma “FUTURA” del PNRR e MIM).

In una fase storica, come quella attuale, caratterizzata da grandi sfide sociali, la scuola ha cercato di garantire, lasciando ampio spazio all’uso delle tecnologie, l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e in tutti i contesti della stessa, formali o non formali (come avvenuto con le indicazioni pervenute in ambito europeo per il tramite della Raccomandazione del Consiglio europeo del 22 maggio 2018 sono elencate le otto Competenze chiave per l’apprendimento permanente).

Da questo punto di vista le tecnologie sono state ritenute abilitanti, ordinarie, quotidiane, in tutte le attività scolastiche, in cui la figura della c.d. Scuola digitale non diventi un diverso luogo d’istruzione ma che sia risposta alla ineludibile sfida di innovazione della scuola stessa, in cui gli strumenti tecnologici, tra cui i cellulari, sono inevitabilmente da considerare.

Da un atteggiamento di comprensione ma di attenzione all’utilizzo dei cellulari indicato nella nota del 2022, si è passati ad un divieto totale che, sotto questo punto di vista, ad un primo impatto sembrerebbe non rispecchiare appieno le innovazioni tracciate in ambito scolastico sul tema digitale.

Ad avviso di chi scrive, invece, la circolare in questione potrebbe essere un ulteriore mezzo per dare nuovo slancio all’utilizzo dei dispositivi digitali in dotazione agli istituti scolastici. Sebbene l’uso dei cellulari, soprattutto in tenera età, debba essere limitato e oggetto di sorveglianza, in tempi moderni al contempo, non si può rinunciare all’impiego dei dispositivi digitali in tutte le scuole.

I dispositivi, infatti, sono da ammettere soprattutto nel caso in cui dovessero servire a compensare lacune o mancanze scolastiche, laddove gli stessi siano in conformità al Regolamento d’istituto, con il consenso del docente, per finalità inclusive, didattiche e formative, anche nel quadro del PNSD e degli obiettivi della c.d. “cittadinanza digitale” di cui all’art. 5, legge 25 agosto 2019, n. 92.

Da quanto raccolto dunque, in questa sede si auspica una doverosa presa di posizione verso una strada che contempli puntualmente la necessità d’introdurre in modo sempre più pervasivo il digitale nei processi di apprendimento, svincolandosi dall’idea che il cellulare sia obbligatorio anche nella fase di formazione dello studente. Il tutto da inquadrare nell’ottica della matrice pedagogica costruttivista e attivista che caratterizza le indicazioni nazionali del primo ciclo del 2018 e ancor prima della legge 107/2015 art 1 comma 7, lett. h) ed i), che già individuava nelle metodologie laboratoriali e nell’ampliamento degli orizzonti di apprendimento spazi non solo disciplinari ma, altresì, legati al territorio e all’ampliamento dell’Offerta formativa.

L’innovazione e il cambiamento per l’innalzamento delle competenze è il primo passo verso il successo formativo della scuola moderna, in un ambito in cui, d’altra parte, la crescita personale, emotiva e caratteriale dei giovani vi fanno da contraltare. Il limite è da intravedere, correttamente, nell’uso sproporzionato e passivo degli smartphone, dovendosi incoraggiare un impiego che sia subordinato al potenziale sfruttamento dei digital devices scolastici.

Da questo quadro emerge che, se il divieto è da parte del Ministero un atto di responsabilità, allora quest’ultimo deve indirizzare le istituzioni scolastiche verso un’attività didattica in cui siano proprio gli insegnati a guidare e proporre attraverso la strumentazione presente in ogni aula la relazione degli alunni con il digitale. La chiave di volta sarà la proposta attiva e consapevole da parte dei docenti all’interno di metodologie cooperative ed inclusive in cui il raggiungimento dell’obiettivo prescinderà dal dispositivo digitale, il quale sarà esclusivamente da intendere quale strumento attivo a servizio dell’insegnamento.

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