Si discute molto della possibilità di rendere i sistemi decisionali contemporanei più condivisi e partecipati, facendo uso della tecnologia digitale. Il Centro studi del Parlamento europeo guarda al futuro della democrazia digitale riflettendo su tre trend globali: i cambiamenti demografici, l’impatto della tecnologia sulla società e la diffusione e consumo delle informazioni.
I sistemi democratici occidentali evolvono rapidamente, sollecitati da fattori economici, politici e sociali. Il centro studi del Parlamento europeo a Febbraio 2020 ha pubblicato un rapporto sull’impatto che questi fattori hanno sullo sviluppo di tecnologie digitali nelle democrazie occidentali.
Il primo riguarda i cambiamenti demografici. I dati ci dicono che, nei Paesi occidentali, il divario tra coloro che avranno tempo e risorse da spendere per partecipare ai processi decisionali è destinato a crescere. Per un verso, una popolazione più anziana è, potenzialmente, una popolazione più incline alla partecipazione, seppure con limiti più marcati dal punto di vista della dimestichezza con l’uso delle tecnologie digitali. Per altro verso, la quota di cittadini più giovani e meno abbienti, è potenzialmente a meno interessata alle forme di partecipazione tradizionale (voto, volontariato) e più orientata a forme di impegno civico “soft” (la condivisione di contenuti politici online, ad esempio).
Il secondo evento analizzato dal rapporto riguarda l’impatto della tecnologia sulla società. Due conseguenze fondamentali: anzitutto, i movimenti e partiti politici degli ultimi anni integrano nel loro modus operandi le tecnologie digitali, e le nuove forme di interazione e cooperazione che sono divenute il simbolo dell’era dei social. Questi nuovi partiti digitali sono guidati da hyper-leader, individui che contano su una base di follower spesso maggiore rispetto a quella dei partiti di appartenenza, la cui ascesa e popolarità sono tanto rapide quanto volubili. L’elettorato, a sua volta, è volubile ed estremamente mobile. Viene meno il radicamento all’idea o valore di un partito politico, e subentra il voto alla persona, causando oscillazioni importanti nello spettro dell’offerta politica.
Infine, il terzo fattore determinante per comprendere l’evoluzione delle democrazie occidentali riguarda la diffusione e consumo delle informazioni. La produzione e consumo di informazioni con l’avvento dei social media è passata da una struttura verticale (il cd. “broadcast model”, in cui il lettore fruisce passivamente delle informazioni diffuse dai media) a una struttura orizzontale, nella quale chiunque è potenzialmente un broadcaster, che diffonde le notizie alle proprie cerchie di contatti, spesso includendo la propria opinione. Questi cambiamenti nella diffusione e consumo delle informazioni hanno due conseguenze importanti. La prima consiste nel generale impoverimento della qualità e della attendibilità delle notizie. Dal momento che l’autorevolezza di una notizia non è più determinata dalla fonte, ma dal numero di soggetti che la condividono, in un lasso di tempo ridotto, rendendola virale, la veridicità della stessa cessa di essere una priorità. La seconda conseguenza riguarda la mutazione del rapporto tra veritá e fiducia.
Il rapporto conclude citando alcune proposte per il regolatore europeo. Primo, aumentare gli incentivi alla partecipazione civica, migliorando il design delle procedure partecipative e delle interazioni cittadini-pubbliche amministrazioni. Secondo, introdurre regole più stringenti per le piattaforme digitali sulle quali avviene la condivisione di contenuti di natura politica. Terzo, investire sulla formazione, soprattutto dei più giovani, circa l’uso corretto dei canali di informazione. Quarto, garantire finanziamenti adeguati ai mezzi di informazione tradizionale, affinché possano offrire una valida alternativa rispetto alla diffusione di notizie tramite i social network.
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