Il 1948: “Salvemini disse male dell’Italia: battute antisalveminiane dal verbale di un Consiglio dei ministri

“Spigolando” (si diceva così un tempo) nei Verbali del Consiglio dei ministri del secondo dopoguerra, Adunanza del 5 novembre 1948, provvedimento per il reintegro di Gaetano Salvemini, che il fascismo costrinse esule negli Stati Uniti dove svolse proficua opera di propaganda democratica e antifascista, alla sua cattedra di storia moderna nell’Università di Firenze. Uno scambio di battute tra ministri che la mediazione del verbalizzatore non riesce a sterilizzare. Un documento dell’avversione di una certa parte politica verso il grande intellettuale maestro di tanti giovani antifascisti.

Alberto Giovannini, liberale, vicepresidente del Consiglio: “Fa delle riserve. Salvemini disse male dell’Italia”.

Saragat, Psli, ministro della Marina mercantile:

“Salvemini è figlio di una zona pettegola delle Puglie. Non ha ingiuriato l’Italia, qualche pettegolezzo, semmai”.

Ivan Matteo Lombardo, ministro dell’Industria e Commercio:

“È anzi una lezione di italianità che gli diamo”.

Gonella, Dc, ministro della Pubblica istruzione:

“Insisto”.

Giovannini:

“Voterà favorevolmente”.

Il provvedimento è approvato.

Archivio centrale dello Stato, Presidenza del Consiglio dei Ministri (1860-2000), Consiglio dei ministri (1859-1976), Verbali delle adunanze. Minute 1944-1996, b. 24, Adunanza del 5 novembre 1948. Cfr. per la biografia di Salvemini la voce di Mauro Moretti, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, vol. 89, 2017, ad vocem (“in Italia dall’estate del 1949, Salvemini riprese per due anni il suo insegnamento a Firenze, lavorando intorno alla riedizione dei suoi scritti e pubblicando, nel 1953, il Prelude to World War II, ricostruzione della politica estera fascista fino alla guerra d’Etiopia”).