Focus Ucraina – Russia: social oscurati e piattaforme in fuga

Il Cremlino ha censurato dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina le piattaforme delle reti sociali Facebook e Instagram, proprietà del gruppo Meta, con l’accusa di realizzare attività criminali ed estremismo. Altre piattaforme come Apple e Netflix hanno optato per l’abbandono volontario dalla Federazione Russa. Da una parte il governo Russo vuole controllare l’informazione e l’opinione pubblica dei suoi cittadini per evitare proteste interne, dall’altra i Paesi occidentali, capitanati dalla UE e dagli USA stanno isolando la Russia su tutti i fronti, compresi quelli delle ICT. La risposta sta nell’analizzare la questione con le lenti dei tempi di guerra.

 

L’evoluzione tecnologica ha fatto sì che la guerra non si combatta solo nelle classiche dimensioni spaziali, terra, mare, aria, ma anche in altre due nuove dimensioni, lo spazio extra-atmosferico e più recentemente il ciberspazio.

L’importanza del ciberspazio è tale che la NATO nel Wales Summit del 2014 ha stabilito che la  cyber-defense fa parte del suo compito principale di difesa collettiva, che il diritto internazionale si applica nel ciberspazio e ha intensificato la sua cooperazione con questa industria.

Nello sviluppo di queste capacità l’Italia ha un ruolo importante tramite la NATO Communications and Information Systems School di Latina e la NATO Defense College di Roma. Gli attacchi cyber nelle infrastrutture critiche si sono già verificati e la Russia ha già usato questa dimensione come terreno di scontro contro l’Estonia e l’Ucraina in più di un’occasione, interrompendo le attività bancarie o lasciando zone dell’Ucraina senza energia elettrica durante una intera settimana nel 2016.

Quando si fa riferimento al ciberspazio parliamo di internet e di infrastrutture critiche, ma questa dimensione comprende anche le Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) così come le operazioni militari riguardanti l’informazione, la propaganda e le operazioni di guerra psicologica.

Questo spazio è maggiormente dominato dalle piattaforme cosiddette GAFAM, acronimo che fa riferimento alle 5 grandi compagnie multinazionali delle IT: Google, Apple, Facebook (ormai trasformato in Meta e che comprende le più diffuse reti social, cioè Facebook, WhatsApp e Instagram), il gigante dell’e-commerce Amazon e la compagnia di elettronica e informatica Microsoft. In questo elenco di Big Tech potremmo e dovremmo annoverare anche una delle piattaforme che ha avuto una crescita maggiore nel periodo della pandemia e del lockdown in gran parte del mondo, la piattaforma Netflix così come Twitter, una delle principali piattaforme di informazione politica e di libera espressione, arma di comunicazione di massa del 45esimo presidente degli USA Donald Trump.

Il mondo del ciberspazio è, oggi come oggi, la grande infrastruttura che regge le comunicazioni mondiali, ma soprattutto è il grande canale di informazione. Le società democratiche del “Homo videns” che teorizzò il politologo Giovanni Sartori nel 1997 facendo riferimento al potere comunicativo della televisione sul pensiero politico e sull’opinione pubblica, sono completamente cambiate.

Oggi il paradigma si è totalmente trasformato ed è mutato. Il classico schema trasmettitore–canale- ricevitore è saltato e oggi i canali si sono moltiplicati esponenzialmente così come i trasmettitori.

Questa nuova età della comunicazione e le sue conseguenze sono state brillantemente  analizzate dal sociologo Manuel Castells, si veda la sua trilogia, L’età dell’informazione e soprattutto il suo primo volume La nascita della società in rete(2002).

In questi tempi di guerra, quindi, la Russia affronta questa età dell’informazione e della rete in un modo preciso: si muove verso un Internet isolato, vietando Facebook e Twitter (si veda QUI su questo Osservatorio) proprio per l’importanza che hanno i media in una guerra, ma soprattutto i social media, che sono fuori dal controllo informativo del giornalismo di Stato, così come la capacità di diffusione delle sue piattaforme che sono fuori del controllo del governo russo. (Per l’Osservatorio, se ne è parlato QUI e QUI)

Con la misura di censura delle piattaforme dello scorso 4 marzo (si veda QUI su questo Osservatorio), confermata dalla giustizia russa il 21 marzo, si cerca il controllo totale nella diffusione pubblica dell’informazione per evitare contestazioni interne e per evitare che siano usate come uno strumento di guerra di propaganda da parte dell’occidente.

D’altronde la decisione di lasciare Mosca da parte di queste piattaforme  la potremmo leggere nella logica di usare la dimensione geoeconomica per isolare la Russia nello spazio presovietico, per forzare la sua società, sempre più abituata a uno stile di vita occidentale, a ribellarsi contro il Cremlino di Putin e a fare pressione per fermare l’invasione russa. Questa tattica è iniziata nello scorso World Mobile Congress 2022 di Barcellona in Catalogna dove lo stand della Russia è stato bandito dagli organizzatori dopo la escalation in Ucraina, e lo stesso giorno dell’inaugurazione, il 28 febbraio,  il Ministro per la transizione digitale ucraino ha mandato una richiesta all’Icann per adottare due misure di “esclusione” da Internet nei confronti della Federazione Russa (per un approfondimento, si veda QUI su questo Osservatorio).

D’altra parte i GAFAM essendo molto legati al sistema di potere americano, hanno da subito aderito alle misure di natura geoeconomica del governo americano e dell’UE per colpire la Russia,  non con missili ma con sanzioni economiche,  e Apple, Google, Meta e Netflix hanno già annunciato che interromperanno  le loro attività e i loro affari a Mosca. Per questi non si tratta di una grande perdita economica, in quanto si parla del 1-2% circa dei loro guadagni miliardari complessivi e con questa operazione dimostrano alla  società occidentale il loro impegno per la pace, la democrazia e i diritti umani.

Per riassumere, la censura del governo russo alle piattaforme e l’abbandono volontario delle  stesse dalla Russia deve osservarsi con lenti geopolitiche graduate per analizzare la guerra:

  • entrambe le misure sono elementi della guerra non convenzionale;
  • la Federazione Russa vuole avere il controllo totale nella diffusione pubblica dell’informazione e silenziare la dissidenza interna e gli oppositori a Putin, che hanno usato le piattaforme per comunicare le loro posizioni politiche e per cercare di mobilitare la società all’interno dei confini russi;
  • le piattaforme TIC sono legate al sistema di potere americano;
  • le sanzioni mirano all’isolamento della Russia per fare pressione al Cremlino dall’interno;
  • l’abbandono della Russia da parte delle piattaforme ha un ritorno di immagine positivo nelle società occidentali da cui proviene la maggior parte dei loro profitti. Le eventuali perdite, invece, rappresentano circa il 2% dei loro guadagni totali.

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