L’app Diia, nata nel febbraio 2020 con lo scopo di digitalizzare i servizi pubblici, può essere ora utilizzata dai cittadini ucraini per aiutare l’esercito del proprio paese a localizzare le truppe russe eventualmente avvistate sul territorio.
In un recente post di questo osservatorio abbiamo dato conto del fatto che certe app ucraine, nate in tempo di pace, hanno cambiato la loro “fisionomia” e i loro “connotati” per mettersi al servizio delle necessità dei cittadini sopravvenute in tempo di guerra.
Stavolta parliamo dell’app “Diia”, che è stata lanciata nel febbraio 2020, dal governo ucraino, con lo scopo di digitalizzare i servizi pubblici.
Durante la guerra, il Ministero per la Trasformazione Digitale del Paese ha inserito una nuova funzione, su Diia, chiamata E-Enemy: essa consente ai cittadini ucraini che abbiano avvistato truppe russe nemiche di informare l’esercito del proprio paese per aiutarlo a localizzarle.
Accedendo a E-Enemy tramite Diia, gli utenti vengono reindirizzati a un chatbot di Telegram che chiede loro una serie di informazioni sui tipi di truppe avvistate, sul loro movimento, sul loro numero e sull’ora dell’avvistamento; l’app richiede agli utenti di accedere e di autenticarsi tramite il sistema di e-passport: in tal modo, l’esercito sa per certo che è una persona reale a inviare le informazioni, e non un bot russo (che potrebbe, invece, dolosamente, creare disinformazione). I funzionari ucraini sperano che l’app sia anche una risorsa per documentare i crimini di guerra che si verificano nel Paese; proprio in quest’ottica, il capo del ministero della Trasformazione digitale dell’Ucraina, Mykhailo Fedorov, che ritiene l’app utile per consentire agli ucraini di partecipare quotidianamente e attivamente allo sforzo bellico, ha incoraggiato i singoli a fornire informazioni, tramite Diia, anche sugli autori del massacro di Bucha o su altri possibili crimini di guerra.
Secondo il Ministero, oltre 260.000 persone hanno finora utilizzato l’app.
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