Le nuove tecnologie possono coadiuvare lo Stato nell’attuazione delle misure di sostegno economico alle aziende in difficoltà, semplificando il relativo processo? La risposta a questo interrogativo è senz’altro affermativa, come ci mostra l’esperienza di altri Paesi dove il coinvolgimento del settore FinTech nella lotta alla crisi economica derivante dalla pandemia costituisce, già da qualche tempo, realtà.
L’emergenza sanitaria legata all’epidemia da Covid-19 e le misure messe in atto per fronteggiarla stanno determinando una crisi economica senza precedenti, con impatti drammatici soprattutto sulle piccole e medie imprese colpite dal lockdown e dalla conseguente contrazione delle attività e dei flussi di cassa.
La gran parte dei governi di tutto il mondo ha adottato (o sta adottando) ingenti misure di supporto all’economia, che si traducono principalmente nella concessione di finanziamenti sotto diverse forme (prestiti, scoperti, ecc.) coperti da garanzia statale (si vedano, tra gli altri, il Paycheck Protection Program statunitense; il Coronavirus Business Interruption Loan Scheme nel Regno Unito; le misure contenute nel c.d. Decreto Liquidità in Italia; l’Economic Stabilisation Fund in Germania).
Gli strumenti e le procedure attraverso i quali viene data esecuzione a queste misure costituiscono uno degli aspetti più delicati degli interventi di sostegno predisposti. Infatti, la tempestività con cui le risorse stabilite verranno concretamente messe a disposizione delle imprese può essere inficiata dalla mancanza di una snella struttura burocratica o dalla poca chiarezza delle regole per accedere ai finanziamenti.
E’ quanto si sta verificando in diversi Stati. In Italia, come in altri Paesi, sono gli istituti bancari a gestire le richieste di finanziamento da parte delle imprese in difficoltà. Nonostante la procedura per l’accesso al credito sia stata parzialmente semplificata, sono molti gli “intoppi” cui vanno incontro i richiedenti: dall’inserimento di modulistiche aggiuntive alla introduzione di condizioni più gravose per l’accesso al credito, dall’istruttoria complessa alla conseguente scarsa tempestività nell’evasione delle domande.
Nel Regno Unito risulta che all’11 aprile scorso solo l’1,8% delle application presentate era stato approvato.
In un simile contesto, un aiuto concreto per gestire e superare le problematiche descritte può pervenire dalle nuove tecnologie. In molti Paesi queste ultime sono state testate e adottate per contenere l’emergenza sanitaria (si vedano i post Pandemia e panopticon di B. Carotti, Coronavirus: il progetto di solidarietà digitale del Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione di V. Bontempi, Pandemie, tecnologie digitali e sistemi democratici di G. Sgueo, La Cina combatte il coronavirus con l’IA di C. Ramotti, “Immuni” l’app del Governo per il tracciamento del contagio da Covid-19 di E. Schneider). Ebbene, le nuove tecnologie possono fornire un supporto utile anche per il contrasto alla crisi economica. La finanza digitale, infatti, può svolgere un ruolo fondamentale nella distribuzione di capitale alle imprese, accelerando e semplificando il relativo processo grazie agli strumenti innovativi di cui dispone.
Iniziative volte a coinvolgere questi soggetti sono state già intraprese in alcuni ordinamenti.
In una lettera indirizzata al Primo Ministro Trudeau lo scorso 15 aprile la National Crowdfunding and Fintech Association (NCFA) raccomanda al Governo di cooperare con le imprese fintech di prestito online operanti sul mercato al fine di facilitare la distribuzione e la gestione dei prestiti per le piccole imprese in modo rapido ed economico. Nel documento viene evidenziato che le società fintech, avvalendosi dell’innovazione digitale, sono in grado di processare le richieste di finanziamento in maniera celere, al contempo identificando eventuali rischi legati alla posizione del soggetto richiedente e monitorando il corretto utilizzo del prestito nel corso del tempo.
Nel Regno Unito, dopo un primo momento di difficoltà, è intervenuta il 27 aprile la British Business Bank che ha coinvolto (in aggiunta agli intermediari già autorizzati) quattro società fintech per l’attuazione delle misure di sostegno all’economia. Secondo quanto riportato, questi soggetti si occuperanno dei finanziamenti dedicati specificatamente alle piccole e medie imprese.
Anche negli Stati Uniti soggetti “non-bank” sono stati di recente inclusi nella gestione dei finanziamenti e dei prestiti alle PMI. Le società PayPal, Intuit e Square sono state autorizzate dal Governo (in particolare dalla Small Business Administration) all’erogazione di prestiti. Alcune di queste offrono servizi altamente innovativi, ricorrendo ad algoritmi e software particolarmente avanzati. Ad esempio, Intuit dispone di un sistema automatizzato di valutazione del merito creditizio dei richiedenti molto rapido ed ha recentemente introdotto un nuovo servizio di supporto che ha ampiamente facilitato la registrazione e l’accesso alle misure di sostegno (in meno di due settimane circa 165.000 soggetti hanno utilizzato tale piattaforma, ottenendo l’erogazione di complessivi 230 milioni di dollari di aiuti).
Occorrerebbe, dunque, fare tesoro di queste esperienze al fine di garantire una vera semplificazione del processo di accesso al credito, soprattutto nel nostro Paese dove attualmente si sta studiando – quale misura di semplificazione – lo strumento dell’autocertificazione, che verrà esteso anche alle richieste di finanziamento sopra i 25.000 euro. L’autocertificazione se, da un lato, potrebbe facilitare l’accesso al credito, dall’altro non semplifica (ma per certi versi aggrava) l’attività di istruttoria sulle domande di prestito. La banca o l’intermediario richiesto dovrà, infatti, trasmettere l’autocertificazione a Sace e alla Guardia di Finanza per la verifica della veridicità di quanto dichiarato: si trasla, in questo modo, l’istruttoria dagli istituti di credito ad altri soggetti. Il Fintech, invece, semplifica proprio il processo di valutazione del merito creditizio avvalendosi di strumenti ad elevata tecnologia e proprio per questo motivo sarebbe utile coinvolgere tali imprese come si è verificato in altri ordinamenti.