Pubblicato nella sezione “Opinioni” del Corriere della Sera l’editoriale di Sabino Cassese “Eppur si deve decidere“:
“Le vicende del giacimento Tempa Rossa, venute agli onori della cronaca nazionale,offrono uno spaccato del modo in cui si decide in Italia. Siamo in Basilicata, una delle regioni più povere d’Italia («terra senza conforto e dolcezza»: Carlo Levi) con la più vasta area di estrazione di idrocarburi a terra di tutta l’Europa occidentale. Una decina di compagnie petrolifere, molte straniere, iniziano negli anni 80 le procedure per ottenere le concessioni. Queste passano attraverso quattro ministeri nazionali e la Regione. L’«iter» riguardante Tempa Rossa subisce un arresto di due anni, nel 2008, a causa di un intervento della Procura locale. Solo nel 2014 il Comune rilascia il permesso di costruire l’impianto. Si ferma nuovamente a causa di un intervento del Tribunale amministrativo regionale. Dalla domanda all’autorizzazione sono passati sette anni. Nel frattempo sono intervenute negoziazioni complesse con le amministrazioni territoriali, Regione e Comuni, che hanno portato nelle casse di questi enti cifre cospicue. È stato calcolato che la Basilicata dal 1998 al 2014 abbia incassato dall’insieme delle concessionarie petrolifere 1.350 milioni di euro; sono stati previsti sconti carburanti per residenti, piani di promozione sociale ed economica, persino redditi di cittadinanza, tutto a carico delle compagnie petrolifere. Ma il petrolio non deve essere solo estratto, deve anche essere trasportato e raffinato. Qui sorge un altro problema…”