Dalle memorie di Paolo Emilio Taviani (1912-2001), all’epoca segretario della Dc, un giudizio di Alcide De Gasperi presidente del Consiglio sulla cultura, il “temperamento” e il “fiuto politico” di Donato Menichella (1896-1984), prima direttore generale dell’Iri ai tempi di Alberto Beneduce e poi governatore della Banca d’Italia dal 1948 al 1960. Non tutti i “tecnici” (e ve ne erano tanti attorno a quei primi governi) ebbero i gravi difetti che De Gasperi deprecava.
Una mattina del settembre 1949 (io ero allora segretario della Democrazia Cristiana) andai da De Gasperi, che era stato tutta la notte a discutere con i ministri economici. Lo trovai stanco. Mi ricevette dicendo: “Taviani, Dio ti salvi dai tecnici!” (il termine tecnocrati ancora non si usava). Lo lasciai un po’ distendere, poi dissi: “Presidente, però ti sei portato un tecnico fino a Washington!”. “Ah”, fu l’immediata risposta di De Gasperi, “quello non è solo un grande tecnico, ha pure un grande temperamento”. Chi ha conosciuto De Gasperi sa quale importanza avesse per lui la parola “temperamento”. “Un grande temperamento”, aggiunse, “e fiuto politico”.
Poi Menichella diventò il governatore della Banca d’Italia, incarico che lasciò nel 1960.
Paolo Emilio Taviani, Politica a memoria d’uomo, Bologna, il Mulino, 2002, pp. 132-133.