La crisi del Covid-19 mette in tensione l’equilibrio tra sicurezza pubblica e diritto all’informazione. Le politiche di lockdown chiedono ai cittadini di avere una grande fiducia nell’operato delle istituzioni, e questa fiducia si nutre anche dell’informazione.
La credibilità delle misure adottate e la loro stessa conoscibilità sono filtrate dai media che, specie in questi giorni in cui siamo tutti chiusi in casa, sono l’unico strumento per accedere alla sfera pubblica. In questa delicata fase, la circolazione di fake news (cioè notizie false, distorte o inaccurate) sul coronavirus e sulle misure adottate per contenere il contagio rappresenta un ulteriore elemento di pericolo, dal punto di vista sociale e istituzionale: questo tipo di fake news mette infatti a rischio i rapporti tra cittadini e istituzioni, e in una certa misura anche la stessa salute dei cittadini.
Dobbiamo per questo rafforzare gli interventi censori? Dobbiamo limitare i diritti di tutti per arginare le fake news? Oppure si può mettere sotto controllo la disinformazione senza mettere a repentaglio la libertà dell’informazione?
Il tema del contrasto alla disinformazione ha acquisito negli ultimi anni una notevole salienza entrando nella agenda della Commissione Europea e di molti Stati membri. Le strategie che vengono proposte mirano al rafforzamento della trasparenza nelle piattaforme online, alla promozione dell’alfabetizzazione mediatica, alla responsabilizzazione di utenti e degli operatori di settore e infine (ma non meno importante) alla promozione della ricerca sul tema. Ma non si può certo dire che si siano ancora trovate misure che consentano di operare questo delicato bilanciamento tra contrasto alla disinformazione e libertà di informazione.
L’Italia e altri Paesi europei mentre sono impegnati nella lotta al coronavirus si trovano nel contempo costretti ad arginare una nuova ondata di fake news. Per comprendere la portata del fenomeno, la Commissione europea ha predisposto un database sul sito che permette di visualizzare un catalogo di contenuti fake rilevati. Il catalogo delle fake news non è di facile compilazione, perché le notizie false o inaccurate proliferano costantemente e a volte seguono percorsi sottotraccia (ad esempio, tramite condivisioni su app di messaggistica). Ma questo non vuol dire che siano invisibili agli occhi dei cittadini e delle istituzioni preposte a governare la crisi del Covid-19.
Continua a leggere l’intervento di Alessandro Natalini, con Donatella Selva e Michele Barbieri, pubblicato sul sito LUISS Open.