Un rapido ma eloquente schizzo tratto da un diario di Corrado Alvaro (San Luca, 1895-Roma, 1956). Siamo negli anni Trenta a Roma, in un Ufficio delle imposte dirette: la contabile ingioiellata guarda dall’alto in basso i cittadini in fila per pagare. Il libro vinse il Premio Strega del 1951.
La contabile dietro lo sportello dell’ufficio, mentre la povera gente aspetta, modula la sua vocetta facendo una lunga somma, interminabile. Ha un neo sul naso, le mani grassocce con la punta delle dita improvvisamente fini: un anello con un brillante e un orologio d’oro al polso, come gradi con cui stabilisce una superiorità netta sulla gente che aspetta di pagare le sue tasse coi biglietti gualciti. Chi può tiranneggia a modo suo. E certi impiegati, trattati come cani e strapazzati, si rifanno sui cittadini.
Corrado Alvaro, Quasi una vita. Giornale di uno scrittore, Milano, Bompiani, 1950, p. 107.