Il fenomeno di ChatGPT ha suscitato nel corso degli ultimi mesi interesse crescente e notevole clamore mediatico a livello mondiale. Mentre a livello europeo le attenzioni delle autorità pubbliche si sono prevalentemente incentrate sulla protezione dei dati personali, molteplici studi condotti negli Stati Uniti hanno invece valutato l’impatto di ChatGPT nel settore del public decision making, al fine di valutare la capacità dell’AI di influenzare i processi decisionali.
Il fenomeno di ChatGPT, il più recente e noto tra i software di intelligenza artificiale relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane, ha suscitato nel corso degli ultimi mesi interesse crescente e notevole clamore mediatico a livello mondiale.
A livello europeo, sono state evidenziate le principali criticità in materia di protezione dei dati personali, connesse al software elaborato dalla società Open AI, che hanno stimolato l’avvio di una Task Force, promossa dai Garanti della privacy europei, riuniti nel Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB).
Le preoccupazioni manifestate dai Garanti europei si susseguono ai provvedimenti già intrapresi, a livello nazionale, dal Garante per la protezione dei dati personali italiano, rilevando il mancato rispetto dei principi di trasparenza, correttezza e liceità del trattamento; peraltro, le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrispondevano al dato reale.
Per tali ragioni, a seguito di molteplici interlocuzioni con i rappresentati di OpenAI, il Garante italiano ha indicato alcune prescrizioni su trasparenza, diritti degli interessati e base giuridica del trattamento effettuato da ChatGPT, da adempiere entro il 30 aprile 2023.
Inoltre, entro il 15 maggio, OpenAI dovrà promuovere una campagna informativa sui principali mezzi di comunicazione (radio, televisione, giornali e web) per informare le persone sulle modalità d’uso dei loro dati personali ai fini dell’addestramento degli algoritmi.
Mentre, dunque, a livello europeo le attenzioni delle autorità di settore si sono prevalentemente incentrate sulla protezione dei dati personali, molteplici studi condotti negli Stati Uniti hanno invece valutato l’impatto di ChatGPT nel settore del public decision making, al fine di valutare la capacità dell’AI di influenzare i processi decisionali.
In particolare, uno studio condotto presso la Stanford University ha dimostrato che il nuovo chatbot di OpenAI può fortemente influenzare le attività di lobbying aziendale. Sul punto, lo studio prevede che la capacità di perfezionamento dei modelli linguistici influirà positivamente sulle performance delle attività di lobby, e consentirà finanche di automatizzare il processo di drafting legislation e di invio delle lettere al Governo.
Gli scenari delineati dallo studio della Standford University potrebbero peraltro favorire, come di recente osservato, i processi di microlegislazione, influenzando piccole proposte di legge che soddisfano, a volte inaspettatamente, interessi ristretti.
Per poter effettivamente influenzare i processi di microlegislazione, i sistemi di apprendimento automatico dovrebbero essere in grado di scoprire la più piccola modifica che potrebbe essere apportata a un disegno di legge, ovvero ad una legge esistente, che avrebbe il maggiore impatto su un interesse ristretto.
Come osservato dalla politologa Amy McKay, gli attuali software di AI presentano caratteristiche operative che trovano perfetta simmetria nel contesto organizzativo e relazionale delle lobby. In questo senso, i modelli linguistici, di apprendimento e relazionali dell’assistente ChatGPT si dimostrano capaci di superare le tre principali tre sfide coinvolte:
- Innanzitutto, l’AI potrebbe essere adoperata per incidere sugli emendamenti proposti ad un disegno di legge. Gli avanzati modelli linguistici di ChatGPT potrebbero suggerire le modifiche più appropriate da effettuare per ottenere il massimo impatto, anticipando se un lettore umano riconoscerà o meno l’alterazione come sostanziale.
- In secondo luogo, gli assistenti AI possono essere utili per eseguire una valutazione dell’impatto normativo,per valutare le implicazioni, connesse all’inserimento di tali emendamenti, per gli interessi finanziari a breve o lungo termine delle aziende.
- Infine, l’AI ben potrebbe coadiuvare le strategie di lobby, per identificare quali aspetti curare per poter realizzare la migliore proposta di legge.
Secondo la politologa McKay, inoltre, i modelli computerizzati potrebbero raggiungere risultati estremamente performanti, che consentirebbero di poter prevedere il probabile destino degli emendamenti legislativi proposti, nonché i percorsi attraverso i quali i lobbisti possono garantire in modo più efficace i risultati desiderati.
In conclusione, l’avvento di ChatGPT solleva profondi interrogativi, in ragione dei molteplici impatti per la democrazia e la tutela dei diritti fondamentali. Il fenomeno induce dunque a riflettere su quelle tecniche legislative omnibus, tendenti a racchiudere in un unico testo normativo molteplici ed eterogenei emendamenti, che potrebbero costituire il punto di sedimentazione per le attività di microlegislazione.
In particolare, esso impone attente riflessioni su aspetti cruciali del public decision making, che riguardano le procedure di voto, la condivisione dei risultati e la trasparenza informativa nei confronti dei cittadini.
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