Le attività di valorizzazione dei beni culturali presentano una fisiologica compatibilità con gli schemi di azione plurisoggettiva e consensuale. Il Codice dei beni culturali e del paesaggio prevede una specifica normativa in materia di accordi, ponendo l’interazione tra soggetti pubblici e tra soggetti pubblici e soggetti privati al centro del sistema stesso di valorizzazione. Tale normativa risulta, tuttavia, parzialmente inattuata o male interpretata. Le ragioni sono da ricercare, probabilmente, in un originario equivoco, che ha fatto confondere l’obbligo dello Stato di tutelare e valorizzare i beni culturali ai fini della realizzazione dei principi contenuti nell’art. 9 della Costituzione con la riserva esclusiva a favore dei soggetti pubblici dell’esercizio di tali funzioni. Lo scritto, partendo dal dato legislativo, analizza le possibili estrinsecazioni del principio consensuale in materia di valorizzazione del patrimonio culturale e alcune tra le sue più rilevanti esperienze attuative, tentando di operarne una ricostruzione sistematica.