L’analisi si concentra sulle interferenze tra il giudizio penale e la discrezionalità amministrativa, a partire dai casi concreti, dalle ratio decidendi in essi espresse e dalla loro circolazione nella prassi giurisprudenziale. Sono prese in considerazione sia le ipotesi nelle quali il provvedimento amministrativo funge da presupposto della punibilità, sia quelle in cui, viceversa, il provvedimento legittima un comportamento altrimenti penalmente vietato, sia, infine, quelle in cui la fattispecie di reato è la stessa condotta del funzionario nell’esercizio del proprio dovere d’ufficio. Dall’indagine emergono incoerenza, instabilità e segmentazione degli orientamenti giurisprudenziali tali da suggerire che la giustizia penale funzioni come un dispositivo di dispersione del senso della funzione amministrativa. Questo rischio risulta intensificato dalla possibilità di condizionare i fini e lo svolgimento della discrezionalità amministrativa, di cui il giudice penale risulta fare ampiamente uso. Il lavoro segnala però anche la presenza di controspinte giurisprudenziali acutamente consapevoli dell’esigenza di mantenere in equilibrio le esigenze della politica criminale e quelle della cura degli interessi pubblici affidata all’amministrazione.
La pubblica amministrazione sperduta nel labirinto della giustizia penale
di Bruno Tonoletti
Abstract