Abstract
La riforma della disciplina italiana in tema di censura cinematografica ha compiuto ormai 50 anni ed è possibile quindi tentare di stilare un bilancio della sua esistenza corroborato da una sufficiente esperienza pratica. In questa prospettiva l’articolo cerca di individuare gli aspetti di maggiore importanza sostanziale e procedimentale della riforma, mettendoli in rapporto con la previsione di una giurisdizione del giudice amministrativo estesa al merito, alla luce anche dell’evoluzione nel frattempo conosciuta dal mercato cinematografico.