L’ordinamento italiano si è dotato di un sistema di controlli amministrativi dei servizi pubblici solo negli ultimi decenni, quando ha preso avvio il processo di liberalizzazione negli anni Novanta dello scorso secolo. Il saggio mette in evidenza che i controlli possono essere suddivisi in due tipologie: quelli a presidio della qualità delle prestazioni e quelli tesi a verificare il rispetto delle condizioni extra-economiche che gravano sui gestori di servizio pubblico. L’a. mette in evidenza che i controlli del primo tipo si sono radicati in questi anni, sebbene risultino nel complesso frammentati, privi di una regìa complessiva e di incerta efficacia, mentre quelli del secondo tipo si sono rivelati spesso solo formali, adempitivi e, talvolta, perfino inconsistenti. Tale asimmetria rivela un assottigliamento progressivo della stessa funzione essenziale dei servizi pubblici, che è quella di assicurare la coesione economica e sociale, non compensata dal presidio di qualità delle prestazioni, anche se i risultati sono diversi a seconda dei servizi pubblici che si prendono in considerazione (servizi industriali o sociali; nazionali o locali, ecc.). La conclusione del saggio è dedicata alla nuova riforma dei servizi pubblici locali del 2022, che l’a. considera interessante per la centralità che essa assegna ai controlli amministrativi e all’uso che ne viene fatto, sebbene non manchi di sottolineare le incognite che si aprono sul piano applicativo.
I controlli dei servizi pubblici
di Fabio Giglioni