Gli impegni sono stati introdotti in Italia dalla legge n. 248 del 2006, che ha aggiunto l’articolo 14 ter nella l. 10 ottobre 1990, n. 287. Di ispirazione statunitense, prima, e comunitaria, poi, tale istituto era molto atteso anche in Italia, soprattutto perché considerato uno strumento attraverso cui sarebbe stato possibile snellire le procedure antitrust e correggere più velocemente le distorsioni alla concorrenza rilevate dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. A distanza di sei anni, è stato quindi possibile verificare se le promesse sono state mantenute e, in particolare, analizzare che impatto hanno avuto sull’attività dell’Autorità in termini, ad esempio, di durata dei procedimenti, di numero di sanzioni irrogate, di contenziosi sollevati dalle parti. Inoltre, è stato possibile confrontare l’esperienza italiana con quella comunitaria e mettere in evidenza le differenze e i punti di similitudine nell’uso di tale strumento. Infine, è stato possibile valutare se gli impegni, grazie alla loro estrema flessibilità e alla possibilità di essere «concordati» con le parti, abbiano anche rappresentato un’occasione per avvicinare l’Autorità antitrust ad un autorità di regolazione dei mercati.
Gli impegni nel diritto italiano della concorrenza: un’analisi empirica a cinque anni dalla loro introduzione
di Gabriele Mazzantini e Paola Bertoli
Abstract