Ottobre 1976, Giulio Andreotti presiede il suo terzo governo, in carica dal 30 luglio di quell’anno al 13 marzo 1978. Ministro del lavoro Tina Anselmi, Carlo Donat-Cattin all’Industria, commercio e artigianato. È il governo della non sfiducia, perché si regge in Parlamento sulla astensione dei comunisti. La legge di cui si parla in questo brano dei Diari è la celebre 285 del 1° giugno 1977, qui al suo esordio in Consiglio dei ministri. Dirà Sabino Cassese qualche anno dopo (Servitori dello Stato. Intervista sulla pubblica amministrazione a Sabino Cassese, a cura di Redento Mori, Bologna, Zanichelli, 1980, p. 9): “Per una di quegli strani equilibri che sono provocati in Italia dalle distorsioni delle leggi, l’apparente stasi nelle assunzioni viene però compensata dal fatto che si assume ‘fuori sacco’. La legge 285 sull’occupazione giovanile ha, infatti, alimentato un nuovo e consistente precariato”. Gli assunti furono 14.724. La legge venne poi integrata con successivi provvedimenti di stabilizzazione: i giovani, sostenuto un esame di idoneità riservato, venivano iscritti in graduatorie per ruolo e il loro rapporto di lavoro diventava a tempo indeterminato. “Gli inconvenienti sono tali – concludeva Cassese commentando la legge – da configurarla come una vera ‘Caporetto’ dell’amministrazione”. Le annotazioni di Andreotti sembrano del tutto inconsapevoli del possibile effetto del provvedimento.
29 ottobre [1976]. Al Consiglio dei ministri la Anselmi presenta la legge sull’occupazione giovanile; in attesa di una ripresa di investimenti e di ampliamento ordinario dei posti di lavoro si prevedono temporanee agevolazioni per attività formative nelle imprese e per mansioni utili nelle pubbliche amministrazioni. Le obiezioni di Donat-Cattin non sono peregrine, ma occorre tener conto che in un momento di mobilitazione di sforzi va dato ai giovani un segnale di sensibilità verso di loro. Certo i provvisori faranno di tutto per essere stabilizzati e in questa prospettiva i privati saranno molto cauti nell’assumere, ma quando si è di fronte ad una sola via non vi è possibilità di scelta.
Giulio Andreotti, I Diari degli Anni di Piombo, introduzione di Bruno Vespa, Milano, Solferino 2021, pp. 472-473.