Continuano le fibrillazioni nel mondo delle valute virtuali emesse dalle banche centrali. In vista delle imminenti Olimpiadi invernali di Pechino del 2022, la Cina ha accelerato la propria corsa verso la leadership nel settore, avviando una fase di test che coinvolge la popolazione delle maggiori metropoli. Lo strappo cinese segnala come la capacità di sfruttare le opportunità dell’innovazione tecnologica si rivela cruciale nella lotta per l’egemonia economico-finanziaria globale. Ma anche come certe accelerazioni nell’uso diffuso delle tecnologie in campo economico contribuiscono al perseguimento di obiettivi interni ben più ampi (e non meno ambiziosi).
Le trasformazioni del panorama economico finanziario che vanno emergendo per effetto delle innovazioni tecnologiche rappresentano un fenomeno ormai pienamente tangibile, favorito – da ultimo – dalla corsa alla minimizzazione dei rischi sanitari incentivata dalla pandemia.
Più di ogni altro, il rapporto del cittadino con la moneta – mezzo di scambio per le transazioni quotidiane e riserva necessaria per la salvaguardia del valore del risparmio – costituisce un campo critico per misurare portata e radicalità dei cambiamenti in atto. L’era delle valute virtuali, di cui abbiamo parlato qui, si connota, in tal senso, per l’emergere di tensioni: la spinta a sperimentare, innovare e accelerare per accompagnare la piena transizione verso un’economia digitale, incontra le resistenze poste dalla realtà economica e dalle abitudini radicate in ampie fasce della popolazione, congiunte ai rischi associati ad un’applicazione su scala massiva (e senza precedenti) della tecnologia allo scambio di ricchezza.
Come di frequente avviene, è tuttavia la pressione competitiva a guidare l’accelerazione di questi processi: da una parte, un numero crescente di attori privati, spesso avvantaggiati da una posizione di supremazia nel sistema economico digitale, mette a disposizione del pubblico innovativi sistemi di pagamento che si affiancano, di fatto, ai meccanismi tradizionali di circolazione delle divise; dall’altra, si assiste a una competizione crescente tra le diverse giurisdizioni, che cercano di accaparrarsi un ruolo di guida nel nuovo sistema economico e monetario globale a trazione digitale. Sul campo monetario, ormai da diverso tempo si osserva, non a caso, un mutamento qualitativo del rapporto tra le maggiori banche centrali del mondo e i cambiamenti tecnologici in atto. Da una lunga fase di studio, catalogazione e valutazione dei rischi e delle opportunità associati all’emissione in formato digitale di valute aventi corso legale, si susseguono gli avvii (o gli annunci di avvio) di fasi di sperimentazione pratica.
L’esempio cinese è, in tal senso, illuminante.
Negli ultimi mesi, la Cina ha iniziato a testare su larga scala la propria moneta digitale. Come recentemente riportato dal New York Times, la sperimentazione coinvolge i cittadini delle maggiori metropoli cinesi, tra cui Shenzen, Shanghai e la capitale Pechino. Nonostante la limitata quantità di informazioni relative ai contorni dell’iniziativa, l’ambizioso obiettivo sembra quello di avviare la circolazione effettiva della nuova moneta in formato digitale già in tempo per le prossime Olimpiadi che si terranno nel paese il prossimo anno.
La sperimentazione guidata dalla banca centrale cinese consente ai cittadini delle città interessate di ricevere una piccola somma di valuta digitale, denominata eCNY, grazie a una lotteria offerta su applicazioni diffuse tra il grande pubblico, come il servizio di messaggistica WeChat. Gli yuan elettronici possono quindi essere spesi mostrando un codice QR prodotto dall’applicazione dedicata o dall’esercente presso il quale si intendere compiere un acquisto. Al momento, i vincitori della lotteria hanno un tempo limitato per poter spendere la somma ricevuta, e questa può essere utilizzata solo in una minoranza di esercizi commerciali e non per trasferimenti tra utenti – servizio che risulta essenziale per garantire il successo di un sistema di pagamento digitale.
Dal punto di vista tecnologico, l’eCNY è avvolto ancora da un alone di riservatezza. Secondo le informazioni rese sinora disponibili, la valuta digitale cinese non utilizzerebbe la tecnologia blockchain, e sarebbe basata su un’architettura a doppio livello con la partecipazione sia della banca centrale che delle istituzioni finanziarie private – queste ultime nel ruolo di distributrici tra il pubblico.
In concreto, l’iniziativa cinese sembra coniugare obiettivi di carattere interno ed esterno.
Sotto il primo versante, l’eCNY vuole porsi come alternativa pubblica ai servizi privati di pagamento offerti dai giganti digitali cinesi, tra cui spiccano Alipay e WeChat Pay. Al contempo, la versione digitale della valuta cinese consentirebbe alle autorità di monitorare in tempo reale gli sviluppi dell’economia, favorendo – in linea teorica – una migliore calibrazione delle politiche economiche e monetarie, la cui efficacia è essenziale per garantire la coesione sociale ricercata dal regime di Pechino. Per i cittadini cinesi, il prezzo di tale innovazione è rappresentato dalla condivisione di una quantità illimitata di informazioni sulle proprie preferenze di consumo e sulle proprie scelte di impiego del denaro: le autorità cinesi beneficerebbero di un accesso senza precedenti alle abitudini individuali, con la possibilità di registrare e analizzare ogni singola transazione monetaria per fini che ben potrebbero porsi oltre il controllo della stabilità monetaria e la prevenzione di attività illecite.
Sotto il secondo versante, non si può non sottolineare la valenza geopolitica dell’introduzione e diffusione di uno yuan digitale. Il progetto ha infatti ricevuto un notevole impulso, dopo un lento avvio, dall’annuncio di Libra, la moneta digitale di Facebook che avrebbe presumibilmente consolidato il ruolo del dollaro quale valuta di riferimento globale. D’altro canto, la banca centrale cinese studia il tema almeno dal 2014, consapevole della rilevanza strategia delle nuove tecnologie per accrescere il ruolo della valuta nazionale nel mercato globale.
L’analogia con il risiko globale delle vaccinazioni è inevitabile: la corsa internazionale allo sviluppo di un rimedio efficace alla pandemia in atto rassomiglia alla competizione che sembra essersi innescata tra le principali banche centrali per il varo di valute digitali. Entrambi i fenomeni segnalano, d’altro canto, come la legittimazione interna ed esterna dello Stato digitale contemporaneo dipende sempre più dalla capacità di rispondere con efficacia e consapevolezza alle sfide attuali e future, garantendo – al contempo – un adeguato contemperamento tra interessi ed esigenze confliggenti.
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